Un giardino “con due soldi”: è davvero possibile?

In occasione della mostra-mercato di Orticola espongono di solito alcuni progetti di paesaggismo a tema. Quest’anno mi sono particolarmente soffermata sui progetti vincitori del concorso perché il tema mi sembrava particolarmente interessante. Si trattava di realizzare, appunto, dei piccoli giardini con poca spesa ma con gusto. In effetti analizzare gli unici due che hanno esposto la loro opera al pubblico forniva spunti di stimolo per una bella discussione. Perché di fatto l’idea non è scontata come può sembrare e, osservandoli, ho voluto sentire i pareri delle persone comuni sui progetti proposti. Ecco dunque qualche riflessione da parte di semplici “non addetti ai lavori”.

In Italia le piante non costano poi molto se non si pretende da subito il famoso “pronto effetto” che richiede l’acquisto di esemplari adulti oppure piante particolarmente rare e particolari. Quindi quello che veramente costa, in un giardino, non sono i vegetali ma tutto ciò che ci sta intorno, quindi gli spostamenti di terra, le opere in muratura, i vasi, l’arredo ecc. I due giardini proposti puntano infatti correttamente alla semplificazione. Entrambi hanno puntato ad evitare la creazione di aiuole ad hoc, strutture, camminamenti, ecc.  Nonostante questo le due proposte si presentano bene dal punto di vista estetico, sono piacevoli e rilassanti. Eccole.

Il progetto vincitore, quello dell’Associazione “Verdisegni”

Il progetto di Francesca Fornasari

Entrambe le installazioni contengono proposte per l’utilizzo di materiali poveri o di recupero per coltivare. In particolare “tasche” di tessuto oppure sacchi di iuta riempiti di terriccio a cui sono stati praticati degli strappi dove piantare piccole perenni o aromatiche. Esteticamente la soluzione è bella da vedere ma non è che sia proprio il massimo della praticità: in un giardino anche piccolo sarebbe molto meglio usare la piena terra, più economica di lei non c’è nulla!

Peraltro entrambi tradiscono un’idea forse un pò modaiola del discorso “poca spesa”. Non è infatti consuetudine per le persone comuni procurarsi sacchi di iuta usati per il caffé, anzi: c’è il rischio che, con la corsa al bio e al naturale di questi tempi, la iuta costi ben di più dei due mattoni con cui creare un’aiuola! Con le piogge poi i sacchi ben presto comincerebbero a perdere il terriccio dagli strappi e riempirli di nuovo, avendo a che fare con le radici di piante già cresciute, non sarà di certo una cosa facile… Usare delle annuali si tradurrebbe invece in una spesa da rinnovare ogni anno.. Insomma, forse bisognerebbe puntare più a materiali davvero reperibili comunemente, più “standard” e alla portata di tutti, che non belli (e trendy) in sè.

La seconda soluzione punta invece ad un giardino composto per lo più da una graminacea, la stipa tenuifolia, un’erba formata da lunghi fili verde-sabbia che si muovono dolcemente al vento, tra cui sono state seminate piante di borragine, lavande, papaveri, allium,  timo ecc. che condividono con lei le stesse esigenze: tanto sole e poca irrigazione. Arbusti ridotti ad un paio di rose. Qui sicuramente si è posto un occhio di riguardo al risparmio sul consumo dell’acqua ma il risultato, seppur estremamente “spontaneo” e romantico, forse non appaga chi ricerca all’esterno di casa uno spazio che offra qualcosa di più di un prato in fiore. Va poi considerato che, soprattutto nella quantità richiesta, la stipa non è una pianta a buon mercato e l’uso dei semi richiede almeno qualche anno di attesa. D’inverno poi l’area prenderebbe un’aria un pò scarna, dovendosi basare solo su di un’erba secca (seppure elegantissima).

Insomma, alla fine mi è parso che questo concorso si presti ad essere sicuramente di grande stimolo per ripensare ai costi di un giardino ma che debba forse considerare soluzioni più praticabili anche per il comune cittadino.

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