Firenze: le rose di Sollicciano si coltivano dietro alle sbarre

Detenuti-rosaisti a Firenze grazie al progetto ‘Le rose di Sollicciano’, promosso dall’assessorato all’agricoltura della Regione Toscana e gestito dalla cooperativa sociale Ulisse di Firenze in collaborazione con la cooperativa Valle Verde di Scandicci. Coinvolti tre carcerati italiani, età tra i 40 e i 50 anni e con una pena superiore ai 3 anni, assunti da Ulisse, che coltiveranno così anche un mestiere che potrà aiutarli quando usciranno di prigione. E non solo.

L’attività è entrata nel vivo in questi giorni, con l’acquisto di alcune centinaia di esemplari di rose da un vivaio di Pistoia. Le piantine sono state affidate a due reclusi del carcere di Sollicciano e a un detenuto dell’istituto Gozzini che lavoreranno in un’apposita struttura coperta messa a disposizione dall’amministrazione penitenziaria di Sollicciano, imparando a travasare e invasare le rose, a potarle e farle crescere, per poi rivenderle nei mercati fiorentini, alle attività commerciali, ai vivai e a singoli acquirenti. Il progetto avrà una durata di tre anni. I detenuti che vi prendono parte, scelti in base a una selezione, lavoreranno per 4 ore al giorno tre volte la settimana, sotto la guida di un tutor della cooperativa e un esperto di botanica.

L’obiettivo dei detenuti è produrre entro maggio 1.500 piantine di rose rifiorenti, di diverse varietà’. Ma le rose, si spiega, sono solo il punto di inizio di un’attività botanica ben più ampia che punta alla produzione di 60mila piante pronte alla vendita tra sempreverdi, piante aromatiche e da ortaggio, oltre alla cura dei 150 olivi ospitati dalle due case circondariali Sollicciano e Gozzini. Ma le rose del carcere non saranno recluse.

Il 25 aprile le rose di Sollicciano usciranno per la prima volta dal carcere, per partecipare alla mostra dei fiori di Firenze. Pochi giorni dopo, il 4 e il 5 maggio, saranno presenti anche alla Fiera dei fiori di Greve in Chianti. “Acquistando una rosa di Sollicciano – spiega il presidente della cooperativa Ulisse Giovanni Autorino – si potrà favorire la rieducazione dei carcerati e contribuire alla costruzione di un ambiente più confortevole e accogliente, non solo per coloro che sono interessati dal progetto, ma per tutti gli operatori del penitenziario”.

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