Le piante del futuro? Parche bevitrici e brave promotrici…

Il futuro del pianeta passa dalle piante e dipende dalla nostra capacità di utilizzarle al meglio: selezionandole in modo da privilegiare quelle che “bevono” meno e che riescono a “pubblicizzarsi” di più. Sono due dei settori di ricerca di frontiera ai quali stanno lavorando i ricercatori del Dipartimento di Scienze Bio-Agroalimentari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Se da un lato le piante e i fiori rappresentano bellezza ed emozioni, da un punto di vista naturalistico esse rappresentano la fonte primaria di quasi tutti gli esseri viventi, la base della piramide alimentare, rigenerano l’atmosfera e sono fonte di cibo per l’uomo. Nei prossimi 30 anni l’agricoltura dovrà produrre cibo ed energia per circa 9 miliardi di persone e questo richiederà un aumento del 70% delle produzioni agricole.

I ricercatori del Dipartimento di Scienze Bio-Agroalimentari del Cnr stanno dunque cercando di ridurre il consumo di acqua delle piante. “La gestione dell’acqua – ha spiegato Loreto – è uno dei settori su cui lavoriamo. E’ un elemento preziosissimo: basti pensare che circa l’80% dell’acqua potabile è utilizzata dall’agricoltura”. Obiettivo dei ricercatori è riuscire a selezionare piante in grado di fare un migliore impiego dell’acqua, in modo che bevano meglio e senza sprechi. Si cerca cioè, ha aggiunto, di “migliorare l’efficienza dell’uso idrico delle piante limitando la traspirazione”. E’ emersa, ad esempio, la possibilità di utilizzare il grano perenne, una varietà meno produttiva in termini assoluti ma in grado di utilizzare meno acqua e garantire due raccolti l’anno.

Altre ricerche di frontiera riguardano la comunicazione tra piante e insetti. Esistono infatti dei segnali chimici che le piante utilizzano per richiamare gli impollinatori e allontanare i parassiti. “Smog e altre sostanze – ha proseguito Loreto – provocano un inquinamento ‘olfattivo’, nel quale i composti chimici prodotti per comunicare vengono neutralizzati dagli inquinanti. Segnali che prima viaggiavano per chilometri ora si spostano di poche centinaia di metri”. E’ una perdita di comunicazione che limita le possibilità riproduttive delle piante e che i ricercatori cercano ora di ripristinare selezionando varietà capaci ad esempio di produrre segnali più intensi.

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