Ex-Alberi di Natale piantati nei parchi di città: è una buona idea?

Le feste sono finite, e come ogni anno il destino degli alberi vivi che sono stati acquistati per festeggiare il Natale diventa incerto. In molti nelle nostre città non sono così fortunati da avere un giardino di cui disporre liberamente, quindi la scelta diventa obbligata: mettere “alla porta” la pianta, lasciando che venga ritirata come un rifiuto.

Ma in tempi moderni la sensibilità ecologica è aumentata e buttare l’Albero di Natale non è più un gesto che si fa a cuor leggero: molte amministrazioni e comuni, dopo aver organizzato raccolte gratuite, tentano di dare una “seconda vita” alle piante che sono sopravvissute al periodo delle feste. Buccinasco (MI) per esempio ha deciso di piantare questi alberi nei parchi cittadini dedicandoli ai nuovi nati, secondo una legge spesso disattesa.

Ma davvero questa può essere una risposta valida al problema?

“Un’iniziativa importante che ci permetterà di salvare molti alberi (potenzialmente un migliaio), aumentando il nostro patrimonio verde che oggi conta oltre 50 mila arbusti. Non solo, otterremo anche un risparmio, evitando gli alti costi per lo smaltimento dell’albero lasciato sul ciglio della strada”: queste le motivazioni espresse da Rino Pruiti, Assessore alla Tutela Ambientale.

E va bene, lode alle intenzioni, ma c’è un problema. Possiamo davvero pensare che le nostre città siano l’habitat ideale per specie come l’abete rosso che invece crescono in montagna? Il clima della pianura si sta tropicalizzando sempre più, al punto che le nostre estati sono diventate secche e caldissime e gli inverni, anche quello che stiamo attraversando, si fanno ogni anno più miti: certo non l’ideale per specie come l’abete. Inoltre una conifera di queste dimensioni, che normalmente raggiunge i 20 metri di altezza e si allarga proprio nella parte bassa, necessita di ampi spazi per svilupparsi, aree libere che permettano alla specie di assumere il suo portamento naturale, a piramide, e di far crescere liberamente la chioma. Una forma, quella che ingombra in basso, che spesso non va d’accordo con le esigenze cittadine, con la soluzione di ricorrere a potature che snaturano totalmente l’albero, lo rendono più fragile e incapace di contrastare gli elementi (uno per tutti la perdita di elasticità causata da tagli improvvidi dei rami che ne irrigidiscono la struttura) e che spesso, minandone la stabilità, ne decretano nel giro di pochi anni l’abbattimento. Questo tipo di scellerata operazione è ormai vista comune nei condomini e nelle alberate stradali.

Non solo. Va valutato anche l’impatto paesaggistico di una scelta di questo tipo sulle nostre città. E’ pensabile piantare in città il “migliaio” degli abeti che ipotizza l’assessore ogni anno, trasformando Milano e dintorni in una novella quanto artificiosa Valtellina?

3 risposte a “Ex-Alberi di Natale piantati nei parchi di città: è una buona idea?

  1. Buonasera,
    recuperare gli abeti di Natale è senza dubbio un’operazione di sensibilità ambientale ma ricordiamoci che il costo di un’operazione del genere supera il valore delle stesse piante. Oggi gli abeti vengono prodotti in scala industriale e il loro costo lo dimostra. Se volessimo mettere delle piante in città, l’abete è l’ultima delle piante che si potrebbe mettere a dimora. Non è un problema di clima ma di morfologia della pianta, di paesaggio. L’abete di Natale va piantato in montagna, nei luoghi suggeriti dalla “forestale”, praticamente in quella aree dove di regola si creano abetaie per la produzione di legna. In tal modo si ricrea il ciclo produttivo.
    In una città si consigliano piante antinquinamento, fonoassorbenti, decorative, resistenti alle malattie, di scarsa manutenzione, che non provochino danni alle auto e persone con la possibile resina, ecc. (ad esempio vanno bene carpini ad alberello, farnie, bagolari, peri da fiore, liriodendri, ginkgo biloba, ecc.).
    L’errore più frequente che si assiste infatti è quello di non prevedere la reale dimensione della pianta quando sarà divenuta adulta. Quante volte vediamo in aree verdi piccole alberi enormi che invadono gli spazi oltre il confine di proprietà?
    L’albero di Natale a mio avviso dovrebbe essere reso a coloro che lo hanno venduto i quali, a loro volta, lo renderanno al vivaio di produzione che penserà a ricollocarlo nella sede più opportuna (boschi, parchi).
    Grazie per l’attenzione,
    Andrea Friggi

  2. Gia’, il verde cittadino e’ cosi’ prezioso che non lo si puo’ spendere per esemplari inadatti o con problemi. Non che quando viene fatto un progetto ad hoc sia sempre perfetto per fantasia e qualita’ paesaggistica, intendiamoci, ma se parti a fare il pranzo del matrimonio con gli avanzi della sera prima sei quasi sicuro in partenza che non verra’ bene, Piuttosto mettere a dimora esemplari piccoli, per risparmiare, ma che siano giusti o almeno voluti.

    E detto tra noi non so neanche se userei alberi di Natale di risulta per parchi extraurbani e sulle nostre montagne. Piantare un albero significa impegnare un prezioso pezzo di pianeta per moltissimi decenni nel futuro. E’ un bell’impegno.

    Voler salvare un singolo esemplare in fondo e’ una ipocrisia, sacrifichiamo vegetali ogni giorno sulla nostra tavola, fa parte del normale ciclo della vita.

    Se abbiamo scrupoli l’errore e’ in partenza: un albero di Natale vivo va preso solo se siamo in grado di ospitarlo e accudirlo per molti anni, deve essere anche un albero di Ferragosto, non solo di Natale. Non deve essere usa e getta pagando qualcuno perche’ ci scarichi la coscienza per liberarci di una cosa viva che ci ha servito per qualche settimana ma assicurandoci che “andra a stare bene” sotto gli occhi di tutti.

    Se non siamo in grado di tenerlo a lungo da vivo, allora meglio la plastica. Ci sono alberi di Natale sintetici che si ripiegano meravigliosamente e si possono riporre in cantina dopo l’Epifania per i successivi 11 mesi senza dover fare da monumento alla “strana etica” in mezzo a un prezioso parco cittadino.

  3. “L’intelligenza” di questa operazione l’ha già descritta l’articolo ed i commenti precedenti (entrambi del tutto consivisibili; a cui aggiungerei un’altra osservazione: nei parchi cittadini si privilegiano sempre più le piante a foglia caduca, che fanno ombra d’estate ma non impediscono ai pallidi raggi di sole delle stagioni fredde di raggiungere gli utenti che stanno sotto gli alberi).
    Il “bello” di queste iniziative è che, vista la nostra superficiale coscienza ecologica basata sostanzialmente sull’emotività (cambiando tematica, potrei scrivere della vicenda Stamina..), l’assessore, invece di essere mandato a ristudiare, probabilmente prenderà anche un bel sacco di voti in più.. li piantasse intorno a casa sua, così poi vedrà quello che significa.
    Grazie per lo spazio concesso

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