Contro il terrorismo piantiamo un albero per Khaled al-Asaad in ogni città

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Piantiamo un albero per l’archeologo custode di Palmira ucciso dall’Isis in ogni città. E’ questa la proposta del Ministro dell’Ambiente Galletti, espressa nel suo intervento di stamane alla prima convocazione degli Stati Generali del Verde Urbano, indetti a Roma dal Comitato per lo sviluppo del verde pubblico. Ma cosa c’entrano gli alberi con il terrorismo? Gli attacchi di Parigi hanno colpito profondamente il cuore di tutti noi: per le vittime e il dolore delle famiglie, certo, ma anche per il loro drammatico valore simbolico.

La violenza dei terroristi ha scatenato la paura, lo spaesamento: gli spari hanno preso di mira i corpi sì, ma anche i valori che l’Occidente condivide e per cui ha duramente lottato in tutta la sua lunga storia. La cultura che ci accomuna è dunque la bandiera di cui ci facciamo forti contro la violenza, l’oppressione e il terrore che i fanatici vogliono suscitare in noi. E testimonianza drammatica di questa bandiera ha dato l’archeologo Khaled al-Asaad, arabo mussulmano sacrificatosi per difendere l’antico sito siriano di Palmira contro la furia iconoclasta distruttiva dell’Isis. A tre mesi dalla morte dello studioso, Milano ieri ha voluto rendergli omaggio, piantando un albero a lui dedicato nel Giardino dei Giusti sul Monte Stella.

Il gesto, chiede stamattina il Ministro, non sia isolato ma diventi simbolo di ogni città dei valori che ci rendono quello che siamo, della nostra storia e delle sue conquiste contro l’oscurantismo e il fanatismo, “per ricordare a noi stessi che dove cresce l’albero della cultura non attecchisce la malerba del terrorismo”.

Ma perché scegliere proprio un albero?
Ci aiuta a capirlo l’intervento agli Stati Generali del Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Anselmo Patrone, quando ci ricorda che la tutela degli alberi monumentali in Italia è affidata non ad una legge del Ministero dell’Ambiente, ma ad una legge dei Beni Culturali. La protezione degli alberi è dunque paesaggistica: la foresta in Italia è stata protetta meglio quando è diventata elemento vitale del paesaggio, ricorda Patrone. L’albero dunque non è solo natura: è cultura. L’albero è un bene culturale vivente. Ne deriva dunque che l’ambiente è “natura+cultura”. Ecco perché è giusto piantare alberi contro il terrorismo: sono i “custodi vegetali” della nostra storia. Contro ogni violenza.

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