L’acquario di piante che fa a meno dei pesci

Cosa vuoi fare da grande? Il paesaggista acquatico. Potrebbe essere questa una delle nuove professioni che – letteralmente – stanno emergendo… Ma cosa fa il paesaggista acquatico? Studia e coltiva piante in ambiente sommerso, in acquario insomma. E non pensate che si tratti di cosa facile. Esiste una enorme mole di conoscenze e know how su cui deve poter contare chi vuole avere successo in questo intrigante ambito in cui si mescolano strettamente botanica, scienza, fisica e chimica degli elementi. I pesci? Pochi e di “contorno”, da utilizzare per esaltare le piante, indiscusse protagoniste.

L’acquario di 40 metri realizzato da Amano per l’Acquario di Lisbona

Il fine del paesaggista acquatico? Creare dei perfetti micromondi in cui la tonalità che domina è il verde in tutte le sue sfumature (ma anche il rosso e l’arancio), di specie particolari – curate foglia per foglia e radice per radice – per ottenere paesaggi emozionanti, “layout” ricchi di umida e lussureggiante vitalità.

Amano mentre fotografa un ambiente naturale

L’acquario di piante è nato in Olanda, negli anni ’30, ma il personaggio chiave di questa nuova “professione” è molto più recente: si tratta di Takashi Amano, acquariofilo fotografo naturalista giapponese che, negli anni ’70, fuse la sensibilità orientale con lo stile olandese. Le immagini delle sue vasche dette “nature aquarium” – brandizzate ADA (Aqua Design Amano), che vivono di un equilibrio sospeso così perfetto da sembrare irreale, hanno tutt’ora schiere di ammiratori appassionati, a partire dagli acquariofili tedeschi, generando un’infinita ondata di emulatori che gareggiano tra loro in agguerrite competizioni di Aquascaping.

Coltivare sott’acqua però pone sfide non indifferenti, sia per il “giardiniere acquariofilo”, che per la pianta stessa. Le condizioni in cui il vegetale dovrà svilupparsi saranno ben diverse da quelle che potrebbe trovare in pozze, torrenti, fiumi e laghi. Così come varia di molto la presenza dei diversi elementi chimici nell’acqua e nel substrato, la luce e lo spazio a disposizione: sarà dunque l’expertise del paesaggista acquatico a supplire ad esigenze e necessità, diverse per ogni specie, delle piante vive che popoleranno quel mondo sommerso. L’elemento vegetale dovrà poi integrarsi perfettamente con gli elementi d’arredo della vasca: legni, pietre, creando così un perfetto quadro vivente ispirato più o meno fedelmente agli ambienti naturali.

Dai tempi in cui l’acquario olandese è nato, la tecnologia ha peraltro fatto passi da gigante, fornendo soluzioni preziose anche per il fai-da-te. Sensori di tutti i tipi, pompe hi-tech, kit per la CO2, accessori e strumenti di misurazione accuratissimi hanno dato una marcia in più alla gestione dei paesaggi sommersi, che deve però integrarsi con una perfetta conoscenza delle piante inserite in vasca, dei loro ritmi di crescita, delle dimensioni che possono acquisire, degli inconvenienti che possono presentare in alcuni periodi dell’anno.

E tutto questo sempre tenendo presente il necessario controllo delle alghe, presenza costante da non trascurare mai. Selezionati sempre più per capacità di adattamento e colore della livrea (rossa, gialla, a strisce e persino blu!), negli acquari di piante sono i gamberetti d’acqua dolce gli incaricati ammessi in vasca come vocati “spazzini” di foglie e steli sempre perfetti. Più che un hobby, un’arte insomma, che ogni giorno offre nuovi spunti al pollice verde in versione acquatica.

2 risposte a “L’acquario di piante che fa a meno dei pesci

  1. Articolo davvero molto interessante.
    E’ bello vedere che si stanno aprendo molte prospettive interessanti per il del mondo del verde.

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