In città piante squadrate e sformate? Anche no.

Ciò che vediamo intorno a noi ci educa. E questo vale anche per l’idea che abbiamo su come piante e alberi devono presentarsi in ambiente molto urbanizzati come le città. Devono essere puliti, ordinati e inermi. Ma per ottenere questo dalle piante, spesso imponiamo loro forme rigide e innaturali, anche quando non esistono problemi di ingombro. 

Potiamo gli alberi all’estremo, amputando loro chioma e rami utili alla loro stabilità, e diamo forme geometriche a piante che hanno tutt’altro portamento. Ma è forse tempo di cambiare la nostra visione delle piante che popolano le città, comprendendo che scegliendole con competenza e lasciandole crescere con la loro forma, abbiamo tutto da guadagnare. In costi e in estetica.

Ad un primo sguardo, tutto ok: piante trattate così soddisfano i criteri a cui siamo abituati, di ordine e pulizia. Ma davvero ci piacciono così tanto le piante squadrate, da sottoporle a questo standard anche là dove non occorre?

Di sicuro la potatura formale eseguita su questi grandi cespi di Erba della Pampa (Cortaderia selloana), protagoniste di questa rotonda stradale, non le valorizza d’inverno, né rispetta la loro fisiologia. Si tratta di scultoree erbe ornamentali che formano imponenti cespi tondeggianti quasi sempreverdi, che non hanno  alcuna necessità di essere potate a cubo – e che acquistano il loro fascino nella brutta stagione grazie alle foglie elegantemente arcuate che si rivestono di delicata brina ghiacciata…

Bastava tagliare gli steli secchi delle grandi piume a fine inverno. Lo stesso discorso di una potatura che svalorizza il verde si può estendere agli alberi che si vedono sullo sfondo. Il risultato dell’intervento umano sulle piante in questo caso? Una rotonda abbruttita e un paesaggio urbano desolato, salvato solo dal verde del prato. 

Cose di poco conto? Mica tanto: è scientificamente provato che il contatto visivo con un ambiente gradevole migliora l’umore, e ci fa sentire bene, meno stressati e più motivati. Quindi perché privarci della “marcia in più” che le belle piante possono darci?

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