Vaniglia come l’oro, 11mila euro al chilo per l’estratto naturale

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Addio alla vaniglia sintetica, evviva l’estratto naturale, che si ottiene a partire dai semi dell’orchidea Vanilla planifolia: è la tendenza che sempre più si sta facendo strada sul mercato negli ultimi anni. La chimica ci piace sempre meno, soprattutto nel cibo che mangiamo. E le aziende, che hanno percepito l’inversione di rotta, ora cercano di rimpiazzare i prodotti di cui, per ragioni di costo, avevano sempre utilizzato il corrispettivo chimico. E tra gli aromi più utilizzati di sicuro c’è la vaniglia – la contengono 18mila prodotti nel mondo – la cui domanda è schizzata alle stelle di pari passo con il suo prezzo che, per l’estratto naturale – che ne contiene solo il 2%, è passato dai  1.250 del 2012 agli 11mila euro al chilo attuale, trasformando questa spezia nella seconda più costosa al mondo, battuta solo dallo zafferano. Continua a leggere

Fa troppo caldo? Coltiviamo banane, spezie e viti internazionali

A causa del caldo intenso e della scarsità delle pioggie estive, aridità e siccità divorano ettari di terreni coltivati, con conseguenze gravi in termini di produzione e di prezzi per le prodotti agricoli tradizionali. Ma se il clima cambia, forse può cambiare anche ciò che si coltiva. L’idea è dei giovani agricoltori della Coldiretti che, in risposta ai cambiamenti climatici, si sono messi a piantare specie tropicali, dalle banane alle spezie, cercando il lato positivo di una situazione drammatica per i più, riuscendo a produrre vino in alta quota utilizzando vitigni internazionali che si avvantaggiano dell’aumento della temperatura. Continua a leggere

Coltivatori disobbedienti: “il mais ogm non contamina i campi vicini”

“E’ la dimostrazione che la coesistenza si può fare. Io ho seminato più tardi rispetto ai miei vicini e così la commistione non è avvenuta”. A parlare è l’agricoltore friulano, Giorgio Fidenato, che lo scorso 25 aprile ha seminato un terreno con mais ogm, commentando con l’Adnkronos la notizia che i campi vicini e confinanti coltivati a quello di Vivaro, (in provincia di Pordenone), non sarebbero stati contaminati, secondo quanto emerge dai primi risultati delle analisi condotte su alcuni campioni, su mandato della procura di Pordenone che ha aperto un’inchiesta sulla vicenda. Continua a leggere