Milioni di girasoli (buddisti) per bonificare Fukushima

Ovunque, tra le case, nelle vie, sulle colline, nei giardini e naturalmente fitti fitti tutto intorno alla centrale nucleare: girasoli a milioni. Saranno loro a salvare il Giappone dalla micidiale contaminazione delle radiazioni, che hanno avvelenato tutta l’area interessata dall’incidente nucleare nella città di Fukushima, a seguito del catastrofico tsunami. Se i prodotti della terra hanno evidenziato livelli tossici, coltivare e allevare il proprio cibo diventa molto pericoloso: serve qualcosa che bonifichi i campi, senza portare ulteriore inquinamento ambientale. L’ideale è una soluzione tutta naturale…

Ed ecco l’idea, geniale aggiungiamo noi, di piantare girasoli, noti per la loro capacità di risanare la terra dalle tossine. L’iniziativa è partita dal Tempio buddista di Joenji: il monaco a capo del tempio, Koyu Abeche, ha distribuito tra la popolazione 8 milioni di semi di girasole e 200mila di altre piante. Anche la senape selvatica (Sinapis arvensis), l’amaranto (Amaranthus) e la “cresta di gallo” (Celosia cristata) aiutano infatti nella bonifica.

Le capacità “pulenti” del girasole sono note da tempo, persino dagli idrocarburi, come accertava un Rapporto bonifiche di Federambiente del 2007, o dai metalli. E il loro lavoro i girasoli sono stati chiamati a farlo anche a Chernobyl, dove sono stati piantati con l’intento di assorbire il cesio che aveva inquinato i bacini d’acqua nelle vicinanze della centrale.

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