Federlegno: i boschi italiani potrebbero portare 300mila posti di lavoro

Intanto che le fiamme divampano facendo terra bruciata in quest’estate bollente di milioni di ettari di bosco, si cerca di capire quanto costerà al Belpaese l’opera dei piromani e della criminalità che li causa, agevolata dal mix di incuria, abbandono e assenza di politiche forestali oculate. Il danno al patrimonio arboreo è ancora più grave se si tiene conto che insieme a quegli alberi va in fumo anche l’occupazione. Secondo il presidente di Federlegno Emanuele Orsini, “in un paese dove il 30% del territorio è fatto da bosco”, uno sfruttamento razionale ed efficace dei boschi italiani potrebbe offrire “oltre 300mila posti di lavoro“.

Insomma, le aree boschive italiane sono una “miniera verde di circa 11 milioni di ettari”: dovrebbero per questo essere tutelate e considerate preziose fonti di reddito. Occorre però, continua Orsini, “una legislazione al passo con i tempi, che veda nelle foreste un patrimonio da tutelare e al tempo stesso valorizzare economicamente”, una politica forestale moderna, di ampio respiro, che contenga gli strumenti necessari per mantenere i boschi puliti e per realizzare al loro interno di percorsi di facile accesso ai mezzi di soccorso in caso divampi un incendio.

Per dare un sostegno concreto a queste parole, FederlegnoArredo e Associazione Forestale Italiana (Afi) si stanno impegnando nell’acquisto di piante autoctone per aiutare a riforestare le aree distrutte dagli incendi nel Vesuvio.

Intanto il costo per la collettività dei milioni di alberi che stanno andando in fumo è stato stimato da Coldiretti in circa 10mila euro all’ettaro. Il danno creato dagli incendi comprende, oltre alle vite umane perse, e quelle degli animali che popolano la macchia mediterranea – in media 400 per ogni ettaro, tra mammiferi, uccelli e rettili – la morte di migliaia di esemplari vegetali. Con loro vengono meno anche i preziosi servizi ecosistemici legati alla pulizia dell’aria, dell’acqua, alla fertilità del suolo, senza parlare delle ferite al paesaggio e al turismo.

Ma difendere le aree boschive italiane è diventato sempre più difficile, rimarca il Presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, a causa dell’abbandono delle campagne, che porta con sé la mancanza di presidio e gestione del territorio operata dalle aziende agricole. Questo porta all’avanzata del bosco nelle zone tradizionalmente riservate a pascolo e agricoltura, trasformatesi in “giungle ingovernabili” in cui non esistono né salvaguardia né manutenzione né attività da reddito.

Intanto da più parti si levano voci di polemica sulla recente riorganizzazione del Corpo Forestale e dei suoi mezzi, e si invoca l’utilizzo di droni e della telesorveglianza, armi tecnologiche che potrebbero rappresentare un valido ostacolo all’azione dei piromani.

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