Il peggior nemico del vino buono? Bambi…

Proprio lui, il dolce capriolo che fa innamorare grandi e piccoli è l’acerrimo nemico dei cultori del vino di pregio. Non è certo l’unico: fanno parte dell’allegra “brigata stragista” di vigne il meno tenero cinghiale e i cervi… Il fenomeno in effetti è in crescita da qualche tempo, e quest’anno il danno prodotto dai caprioli golosi di germogli e di acini d’uva si è fatto particolarmente sentire in Toscana e in Veneto.

In particolare gli animi degli agricoltori ribollono per il recente accoglimento, da parte del Tar della Toscana, della richiesta dell’Unione regionale cacciatori dell’Appennino (Urca) di sospendere gli abbattimenti legali di femmine e piccoli di capriolo proprio in queste settimane di maturazione finale dell’uva e vendemmia.

Il fatto è che il numero dei caprioli che si avvicinano ai vigneti nelle campagne è nettamente cresciuto, segnala Cia Toscana. Un tenero musetto che si aggira elegante nel vigneto non è un romantico quadro bucolico per chi coltiva, ma il segnale di un imminente disastro. Questi animali sono agili e in grado di superare facilmente con un balzo anche le recinzioni elettrificate, laddove esistono. Alzandosi su due zampe, possono raggiungere facilmente i grappoli, vanificando un intero anno di fatiche nella vigna. I cinghiali hanno una strategia diversa: facilmente abbattono le piante di vite direttamente al piede, utilizzando il corpo come una ruspa e nutrendo poi se stessi e i piccoli con i dolci grappoli maturi. Certo, farne un brasato potrebbe non essere la miglior soluzione: alzare le recinzioni è possibile, ma il costo si rifletterà per forza sul prodotto.

Il problema degli animali selvatici nelle vigne esiste da sempre, ma il moltiplicarsi degli ungulati in mancanza di predatori sta radicalizzando i danni fino a compromettere gran parte del raccolto e della produzione di vino pregiato. La recente decisione del Tar della Toscana, nello specifico, “è una sconfitta per gli agricoltori”, afferma il presidente di Confagricoltura Toscana Francesco Miari Fulcis, poiché “si vanificano così tutti gli sforzi fatti per dar seguito agli obiettivi della delibera di Giunta regionale che puntava a far fronte ad una situazione insostenibile per l’agricoltura toscana” in quanto “la sovrappopolazione di questa specie danneggia in modo irreparabile il nostro sistema agricolo senza che ci possa essere una soluzione adeguata”.

Nel Veronese a subire i danni maggiori sono i vigneti di Valpolicella doc nella Val Squaranto: lo denuncia la Cia (Confederazione italiana agricoltori) che segnala “un’invasione di caprioli senza precedenti” chiedendo a gran voce, sin da fine luglio, un piano di contenimento.  Il presidente dell’Atc 3 Siena Nord, Roberto Vivarelli, ha evidenziato i numeri del problema: “Nel 2017 i danni alla nostra viticoltura da capriolo rappresentano il 40% del totale, in euro 350.000, e stiamo parlando solo di rimborsi sulle uve, e non il mancato ricavo commerciale”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *