Cattedrale vegetale: quella gratuita e accessibile non c’è più

Delle tre Cattedrali Vegetali in Italia, era la più accessibile – servita da una pista ciclabile poco fuori dal nucleo urbano di Lodi e ad una passeggiata di distanza dalla stazione ferroviaria. Con tanto di panchine per poterla ammirare comodamente, a qualsiasi ora del giorno. E luci, a illuminarla per il pubblico, persino di notte. Poteva dunque diventare un angolo di riflessione, una tappa di slow-life, un inno alla natura senza forzature, con solo il rumore dell’Adda ad accompagnare i pensieri di qualunque visitatore. Nessun biglietto da pagare. Nessun cancello a sbarrarne l’accesso.

Libera e integrata pienamente al suo ambiente, la Cattedrale vegetale, voluta dal Comune di Lodi a omaggio dell’artista Giuliano Mauri e delle sue opere di Art-In-Nature (speculare alla nota corrente americana detta “Land Art”), era un bene pubblico. Era. Perché ora non c’è più: è stata abbattuta da poco. A conferma del fatto che in Italia il bene pubblico rimane ancora il bene di nessuno.

La Cattedrale Vegetale di Arte Sella cresce da 18 anni in Trentino, resistendo alla tempesta VAIA.

Delle 3 Cattedrali di Mauri in Italia, solo la costruzione della prima, nel museo a cielo aperto di Arte Sella, in Valsugana in Trentino, è stata personalmente seguita dall’artista. Le altre due, quella nel parco delle Orobie di Bergamo e quella di Lodi, sono state realizzate postume, seguite dall’Associazione e dai suoi eredi. La Cattedrale di Lodi, delle 3, era sicuramente la più fruibile e facile da raggiungere, aperta a tutti senza fatica. E gratuita.

Fb – GiulianomauritessitoredelBosco – La Cattedrale Vegetale nel Parco delle Orobie, BG.

Imponente il disegno dell’opera: su una superficie di 1.618 metri una chiesa di alberi che avrebbe dovuto creare da sola le proprie gotiche navate grazie alla lenta crescita delle 108 giovanissime querce piantate al centro di colonne di legni intrecciati. Con il tempo, giochi di luce avrebbero segnato le fronde, guidati, i rami degli alberi avrebbero disegnato forme e volumi di bellezza, elevando un inno alla vita dove la mente di ognuno avrebbe potuto liberamente elevare sogni e pensieri…

E dire che di soldi non ne sono stati spesi pochi, per la Cattedrale vegetale di Lodi: quasi 300mila euro, tra quelli pubblici messi dal Comune e l’importo messo a disposizione dalla Regione. Eppure nulla di questo è bastato.

Dopo l’inaugurazione in pompa magna nel 2017, materiali scadenti, totale incuria e eventi climatici hanno dato il via, già dopo il primo anno, al degrado dell’opera. Unico rimedio: sostituire una colonna e poi mettere il nastro rosso in stile CSI, chiudendo l’accesso al pubblico perché la Cattedrale era ormai diventata pericolosa. Una triste storia a danno del bene comune, e quindi del tipico bene di cui non si occupa nessuno – conclusasi ad opera delle ruspe inviate dal Comune negli ultimi giorni di dicembre dell’anno appena passato, che hanno trasformato un grande richiamo turistico e artistico, uno stimolo di umanità, luce e natura, in una costosissima quanto inutile catasta di legna.

Un solo danno, e grave, su un patrimonio di tutti.

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