I cittadini si lamentano che “il Po è sporco”, i turisti invece lo trovano decorativo e scattano foto dai Murazzi alla nuova veste tutta verde del fiume piemontese: un tappeto vegetale smeraldino di piante acquatiche (niente alghe) – composto soprattutto da lenticchie d’acqua (Lemna minor) e punteggiato da “cespugli” galleggianti di miriofillo (Myriophyllum aquaticum) – ha coperto ampi spazi lungo le rive, soprattutto nel tratto più in vista, quello in centro città, di fronte alle scenografiche arcate nella panoramica piazza Vittorio Veneto. Abbiamo chiesto un parere a Roberto Pellegrini, esperto di ecosistemi acquatici e da quello che ci ha raccontato, di fronte abbiamo di sicuro un osso duro…
Da’ fastidio ai canoisti (meno spazio per la gara che si tiene ogni novembre) come agli addetti che non riescono a ripulire il fiume dai rifiuti che si incastrano tra le piante. E le lamentele, si sa, ai Comuni non piacciono. Si è fatta quindi una spedizione per estirpare la pianta acquatica a mano… Ma il giorno dopo il Miriofillo rispuntava qui e lì! Ma cos’è il Miriofillo? E perché crea problemi al fiume Po?
In Italia è arrivato per la prima volta nel 1988 e in Lombardia nel 2003. Non si tratta dunque di un ospite recente: il miriofillo, fa notare l’esperto Roberto Pellegrini, abita da noi da un bel po’. E non solo. Il miriofillo è da anni la manna per gli appassionati di acquari e laghetti: questa piantina verde brillante, venduta per pochi euro in qualsiasi negozio di acquari, è un’ottima ossigenante, resistente e capace di assorbire in modo super efficiente i nitrati, sostanze di scarto che, accumulandosi, inquinano l’acqua e avvelenano i pesci.
Agevolato da inverni miti (ma già robusto di suo, capace di resistere anche ai nostri inverni perdendo la parte verde in superficie ma rimanendo vivo in profondità), il miriofillo si comporta come una classica specie “d’assalto”, diffondendosi – a discapito delle specie autoctone, in quelle acque dove le condizioni per lui si sono diventate ideali. Anzi, per “lei”, a dire il vero – ci spiega Roberto, perché il miriofillo in Italia è solo femmina. In questa specie infatti i sessi sono separati e in commercio da noi non sono mai arrivati Myriophyllum maschi, perché le femmine sono più belle e più forti. Questo fa in modo che i nostri esemplari siano cloni incapaci di produrre semi. E vien da dire… menomale!! 😀
Ad ogni modo la moltiplicazione di questa pianta funziona benissimo anche senza semi: avviene in modo agamico tramite piccole parti della pianta che sono in grado, se staccate dalla “madre”, di ricreare velocemente l’esemplare intero. Ecco cosa rende difficile estirpare questa specie: basta che dopo il taglio meccanico o manuale rimanga qualche pezzetto sparso in acqua, perché si diffonda ulteriormente… (lo segnala anche l’Arpa su La Stampa, invitando i cittadini a non strappare la pianta con il fai-da-te).
Inoltre forse tra i tanti fattori ecosistemici favorevoli, ipotizza l’esperto Pellegrini, nel fiume Po l’alto contenuto di nitrati può aver fatto sì che la pianta trovasse molto nutrimento in acqua. Questo può aver agevolato l’esplosione della sua crescita, come del resto è accaduto per la lenticchia d’acqua, soprattutto se in alcune anse il fiume è diventato più lento a causa della diga. Se poi gli argini del Po vengono spesso ripuliti, il taglio continuo ha indebolito le piante acquatiche nostrane, quindi il miriofillo può aver trovato una perfetta “nicchia” ecologica dove insediarsi con vigoria. Infine la corrente più lenta permette al miriofillo di emergere in superficie, e questo lo ha reso più visibile.
Per quanto riguarda il Po, di miriofillo compare solo qualche rado esemplare in superficie ma sott’acqua la pianta è ancora ben presente. Il secondo passo sarà aprire nei prossimi giorni la diga Michelotti, prospiciente ai Murazzi, per far scorrere via “il verde” in eccesso dovuto soprattutto alla lenticchia d’acqua, pianta galleggiante comune nell’acqua ferma. In seguito si ipotizza di dragare il letto del fiume per scongiurare altre “invasioni” verdi.