Da Parigi Se’gole’ne Royal rassicura: “L’accordo ormai è partito e il nuovo presidente degli Stati Uniti non potrà fermarlo – dice ai microfoni di Rtl -. Nel momento in cui vi parlo 103 paesi lo hanno già ratificato e rappresentano il 70% delle emissioni di gas a effetto serra. Contrariamente a quel che ha sostenuto in campagna elettorale, Trump non può uscire prima di tre anni”. L’accordo prevede infatti che una volta ratificato il protocollo, non si possa abbandonare il progetto prima di quattro anni, con uno di preavviso, ma il timore è che Donald Trump possa sabotare di fatto con le sue decisioni gli impegni presi dall’America.
Laurence Tubiana, negoziatrice francese ricorda però che il 60% degli americani considera il cambiamento climatico un pericolo e ribadisce che ormai, Trump o non Trump, “esiste un importante movimento, in molti paesi, pronto ad agire, e inoltre l’economia che avanza è quella delle energie rinnovabili, delle nuove tecnologie, dei trasporti puliti” e aggiunge: “Credo che un presidente si renda conto di tutto ciò. Quindi, aspettiamo”.
Il presidente di questa 22ma Conferenza sul clima, Salaheddine Mezouar, poi taglia corto: “Le questioni climatiche trascendono i politici e riguardano il futuro del nostro spazio vitale, la nostra dignità oltre che l’unico pianeta sul quale noi tutti viviamo. Ora che l’Accordo di Parigi è entrato in vigore abbiamo tutti la responsabilità condivisa di proseguire, forti del successo ottenuto fin qui”.