E’ di questi giorni la notizia al pubblico sull’inizio dei lavori al Giardino dei Giusti di Tutto il Mondo al Parco Stella di Milano. La corposa riqualificazione, versione “alleggerita” di un precedente progetto a suo tempo rifiutato dai cittadini, è volta a riorganizzare lo spazio verde, offrendo ai visitatori del memoriale un percorso in pietra, targhe -invece di cippi- affiancati ai ciliegi commemorativi, sedute, aree di sosta, la sagoma di un grande albero in cor-ten e un anfiteatro da 200 posti. Ma una parte degli abitanti del quartiere avversa i lavori, giudicandoli negativamente in quanto prevedono “cemento, corten, bitume e altro”, e soprattutto denotano la totale mancanza di rispetto per il valore storico e culturale dell’area.
Fiori&Foglie ha raggiunto al telefono Patrizia Vitali, residente del QT8 che condivide le ragioni “contro”, appoggiate dai figli dell’architetto Piero Bottoni (che nella loro lettera parlano di “scempio” e “oscenità”), autore dell’originario progetto urbanistico, e dall’Associazione Italia Nostra, tanto da aver richiesto il fermo dei lavori alla Procura e la tutela del Monte Stella come intangibile monumento storico-culturale di Milano al Ministro dei Beni culturali Bonisoli.
Le preoccupazioni espresse dalla Vitali comprendono anche eventuali frane della opere costruite a ridosso della collina, costruita con macerie della Seconda Guerra Mondiale, l’impatto sul verde, attualmente frequentato da uccelli e piccoli animali, e il rumore che potrebbe generare l’anfiteatro, già provocato dai rave che spesso si svolgono nel parco senza autorizzazione. Inoltre è prevista la chiusura di 8mila mq al pubblico. La soluzione? Creare un Giardino dei Giusti anche più vasto, ma in un’altra zona di Milano.
Il problema insomma è sempre lo stesso, e si verifica ogni volta in modalità simili. Al di là di accuse reciproche, presupponendo la totale buonafede da entrambe le parti, lo scontro avviene quasi sempre per una grave mancanza di comunicazione. Per chi si assume l’onore della riqualifica, si tratta di apportare migliorie e maggiori servizi, a fronte peraltro di una spesa ingente (800mila euro, in questo caso). Invece per gli abitanti, che denunciano di non essere stati coinvolti nel progetto, le opere sono semplici imposizioni, che non tengono in alcun conto le loro esigenze. Non si creano così occasioni di incontro per discutere di dubbi o fare proposte, né si crea la possibilità di un discussione maieutica capace, apportando modifiche e valutando alternative, di spiegare l’opera e renderla più consona ai bisogni dell’area urbana interessata.
La comunicazione, all’era di Internet e dei social, è ormai uno strumento da cui non è possibile prescindere e che facilmente può sancire il successo o il fallimento di un’opera vocata all’utilità pubblica. Aggiungiamo poi a questo confronto anche il fattore immagine, che nel caso di un memoriale cittadino ha il suo forte peso… e la miscela non potrà che diventare esplosiva, perdendo così gran parte del suo senso.