Da qualche anno a questa parte è comparsa, nelle aiuole e nei giardini delle nostre città, una pianta caparbia: è la nandina. E’ un cespuglio che si fa notare soprattutto nella stagione più fredda, in cui risalta per gli incredibili colori autunnali e gli abbondanti grappoli di meravigliose bacche rosso lacca. Osservandola, stupisce che riesca a sopravvivere (e anche piuttosto bene) nei risicati spazi urbani, tra inquinamento e trascuratezza. E questo ci dice solo una cosa: la nandina resiste a (quasi) tutto e, in più, è bella soprattutto quando le altre piante non lo sono granché!
E coltivarla è veramente facile: la nandina infatti non ha grandi esigenze nè per l’esposizione (apprezza il sole ma tollera molto bene la mezz’ombra: meno colori autunnali ma risaltano le bacche) nè per il terreno (grossi vasi e capienti fioriere le sono perfettamente congeniali) nè per l’acqua. E’ insomma una pianta parca, che si accontenta, ideale anche per chi non ha una grande pratica di coltivazione. Cresce lenta ma bella dritta (al massimo tocca i 2 metri), creando una vegetazione aerea e leggera nella parte alta dell’arbusto e piuttosto fitta in quella bassa, creando spesso rami nuovi a partire dalla base. Difficile che soffra di malattie, non teme il gelo e anzi, diventa stupenda quando le sue foglie si rivestono di brina ghiacciata (come nella foto) e le sue tonde bacche luccicano coperte di cristalli, come accade proprio nelle gelide e spoglie mattine di gennaio.
– Nandina domestica ‘Alba’, belle bacche color crema invece che rosso corallo e foglie verdi
– Nandina domestica ‘Fire Power’ (nella foto), molto compatta e bassa (60cm) con foglie gibbose e dai colori autunnali più intensi della specie, vuole un pochino più di ombra per apparire al meglio
– Nandina ‘Atropurpurea Nana’, compatta, con foglie da giovani porpora-rossastro