Fidenato, il cui campo di 3.300 mq è stato distrutto da un gruppo di attivisti il 9 agosto scorso, spiega l’escamotage adottato per fare in modo che la “commistione non avvenga. Mi è bastato seminare più tardi, una tecnica semplice, indicata anche dalla Unione europea – continua Fidenato che è anche agronomo – in modo che quando è iniziata la fioritura del mio mais, quello dei vicini era già stato impollinato, il budello apollinico era chiuso e quindi non poteva essere fecondato di nuovo. La convivenza dunque è possibile – dice soddisfatto – gli altri appezzamenti stavano a 15-20 metri dal mio, basta parlarsi tra coltivatori. I politici non dovrebbero entrare in queste questioni, noi abbiamo denunciato tra gli altri, il presidente del Veneto Luca Zaia e l’assessore all’Agricoltura del Friuli Venezia Giulia Claudio Violino” ricorda Fidenato che non nasconde poi la sua rabbia per la devastazione del suo campo da parte di un gruppo di attivisti che definisce “banditi”.
Fidenato tiene a precisare inoltre che “bisogna parlare di ‘commistione’ come dice la stessa Unione europea nella delibera e non di ‘contaminazione’ e soprattutto che la commistione implica solo aspetti economici e non sanitari e ambientali”.