“Il sistema produttivo è in ginocchio – sottolinea il presidente della Cia – nei comuni colpiti operano più di 10 mila imprese agricole per circa 200-250 mila ettari coltivati o con allevamenti. Aziende che, nonostante la paura e i danni subiti, hanno voglia di reagire e ricominciare. Per questo oggi la sospensione dell’Imu e delle altre scadenze fiscali e previdenziali è un atto dovuto. Per tutti”.
“Il governo, cioè, deve intervenire immediatamente e predisporre misure che consentano ai cittadini e agli imprenditori delle zone devastate dal sisma di usufruire della sospensione dell’Imu e delle altre imposte, al di là dei sopralluoghi e delle certificazioni da parte dei tecnici predisposti. Bisogna accelerare al massimo i tempi di azione -conclude Politi- e procedere agli interventi necessari. Senza sostegni concreti e immediati, molte aziende potrebbero essere costrette a chiudere. Con il rischio serio di mettere in crisi un settore che è fondamentale non solo per l’economia del territorio emiliano-romagnolo, ma per tutto il ‘made in Italy’ agroalimentare”.
La domanda che viene in mente è però questa: rinviare il pagamento dell’Imu è una soluzione per chi ha serre e capannoni interamente distrutti che non potranno quindi produrre reddito fino a quando non verranno ricostruiti? Si rischia di pagare qualcosa che però non si ha più… Non sarebbe il caso di pensare ad un esonero della tassa di quest’anno per le imprese agricole colpite dal sisma?