In Italia il papavero da oppio (Papaver somniferum) è una pianta vietata. Tranne a fini di ricerca, la specie non si può coltivare, perché dal lattice estratto dalle capsule dei suoi semi si può produrre eroina. Ma, come succede anche con la Cannabis, anche il papavero da oppio può diventare un prezioso alleato dell’uomo, nientemeno che nella lotta contro il cancro. A testimoniare che in natura il confine tra bene e male non è mai netto. Una recente scoperta, pubblicata su Science, porta alla luce il meccanismo con cui il papavero da oppio produce la noscapina, un composto con proprietà antitumorali che non crea dipendenza.
La scoperta si deve a un gruppo di ricerca britannico e australiano coordinato da Thilo Winzer, dell’Università di York ed è importante perché potrebbe migliorare la produzione commerciale di questa molecola e di altre collegate.
La svolta nelle ricerche è avvenuta quando i ricercatori hanno scoperto che le varietà di papavero che producono la noscapina esprimono un numero di geni che non sono presenti nelle varietà prive di questa sostanza. A questo punto i ricercatori hanno analizzato i modelli di ereditarietà di questi geni in centinaia di piante nate dall’incrocio fra specie che producono la noscapina e specie che non ne producono. Quando hanno scoperto che tutti i geni sono ereditati insieme, i ricercatori hanno capito che dovevano cercare non un singolo gene, ma un insieme complesso di geni. L’identità e la disposizione dei geni nell’insieme sono stati determinati esaminando le sequenze genetiche di queste piante.
”Ci siamo meravigliati di scoprire che questo insieme di geni codifica quasi l’intero meccanismo di produzione della noscapina”, ha osservato uno degli autori, Ian Graham, dell’università di York. ”Questo – ha aggiunto – ci permette di definire tutti i passaggi necessari coinvolti nel meccanismo”.