Ci si coltiva fagiolo bambarà e lablab, patata dolce e zenzero, igname, okra e amaranto. Dove? Nell’orto africano. Un orto molto particolare che sta per spuntare a Torino, al centro dell’Oval in occasione del Salone del Gusto e Terra Madre 2012 che si terrà nel mese di ottobre. Perché ne parlo? Perché l’idea dell’orto africano è affascinante esattamente come lo è quello di tutte le etnie con cui possiamo facilmente venire a contatto anche semplicemente attraversando la strada di fronte a casa. Piante mai viste, fiori mai odorati, frutti mai provati: sorprese, ricette e gusti tutti da scoprire, tutti da assaggiare, tutti da condividere. E da coltivare, perché no, in un orto speciale, dal sapore anche un po’ internazionale.
Una biodiversità, quella degli altri popoli, che crea un’infinita ricchezza troppo spesso trascurata e di cui si parla spesso in astratto, ma che diverrà sempre più preziosa man mano che dovremo inventarci nuove vie e nuovi modi per vivere in modo più sostenibile. Queste piante sconosciute potrebbero essere la chiave per nuovi cibi come per nuove medicine, nuovi materiali e alleate per utilizzi che adesso nemmeno immaginiamo.
Perché non cercare i semi e farla sviluppare in un angolo del giardino? Un tocco esotico, ma anche un’esperienza diversa, di apertura al mondo degli altri. Magari chiedendo la ricetta ai vicini di casa immigrati o alla ragazza filippina che ci aiuta nei lavori di casa.