“L’abbattimento e il conseguente reimpianto degli alberi natalizi – spiega – da’ lavoro a molte comunità montane e aiuta a rendere migliore l’assetto idrogeologico delle colline e a contrastare l’erosione e gli incendi. Gli abeti sono quasi sempre, infatti, coltivati in terreni marginali altrimenti destinati all’abbandono. Tagliare un albero poi non vuol dire togliere verde all’ambiente: nell’Appennino tosco-emiliano non credo ci siano problemi di mancato ripopolamento degli abeti, anzi. Ogni anno ne vengono piantati centinaia”.
“L’acquisto dell’abete – precisa – valorizza un’attività produttiva che da’ reddito piccole aziende agro-forestali creando un’economia integrativa a tante famiglie che lavorano nelle Alpi e nell’Appennino”. “Quest’anno poi – sottolinea Selicato – il problema della siccità ha fatto morire parecchi alberi e, quindi, sarà comunque necessario provvedere a un ripopolamento. Eppure, molti preferiscono acquistare un abete di plastica pensando che si possa riutilizzare più volte, senza pensare a che tipo di plastica si mettono in casa”.
“Comunque – ammette – prima di dicembre di alberi veri se ne vedranno in vendita ben pochi. Questo perché per l’esposizione esterna è necessario pagare e, quindi, chiedere il permesso per uso del suolo pubblico.”