Fiori e Foglie

Concorsi internazionali: (ancora) da Francia e Danimarca le rose nuove più belle e profumate

Il Concorso Internazionale delle Nuove Rose di Monza

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Il compito era più arduo che mai: con piogge continue e impietose temperature quasi autunnali, le giurie dei concorsi internazionali che premiano la più bella tra le nuove varietà di rose dell’anno hanno dovuto utilizzare tutte le loro risorse e conoscenze per esprimere il loro voto. E non è che le regine mancassero, anzi: molte le nuove proposte, 87 nuove rose per Roma e 77 per Monza, provenienti da vari paesi. Com’è andata? Le vittorie se le sono spartite francesi e danesi, esattamente come l’anno scorso…

Nel 2012 il Premio Roma se l’era aggiudicato una varietà di Adam (Francia), mentre a Monza la vincitrice era stata la danese ‘Naomi’, opera dell’ibridatore Poulsen. Quest’anno lo scenario si è ripetuto: sul podio della categoria delle rose da taglio sono salite, a Roma, la rosa ‘Eveparo’ dell’ibridatore francese Eve, mentre a Monza ha bissato Poulsen, con la varietà ‘Elaine Paige’. Entrambe le vincitrici sono rosa chiaro. Francese, di Meilland, la rossa vincitrice nella categoria delle rose a mazzi (che si è anche distinta come miglior rosa per l’arredo urbano) e sempre francese, stavolta di Adam, la vincitrice albicocca tra le rampicanti (nella foto).

A Monza il premio per il profumo quest’anno è andato ad un’altra varietà francese creata dall’ibridatore Orard: i due esperti “nasi”, Philippe Sauvegrain e Maurizio Cerizza, hanno descritto così l’aroma della regina dei fiori in questione: “il suo odore è potente, tipo (…rosa…) “Damascena”, con una nota fruttata molto pronunciata fragola-kiwi-ananas e tocchi gustativi di crema. Il profumo di questa rosa è molto attuale, nella tendenza delle fragranze moderne floreali-fruttate”. Nota di merito anche per il profumo della vincitrice ‘Elaine Paige’ a cui i due esperti hanno riconosciuto curiosamente un “odore floreale rosato iridescente”.

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E la domanda sorge spontanea… Non siamo stufi di stare sempre ai margini, noi italiani?
Ormai da anni questo tipo di competizione vede l’Italia raramente protagonista del podio, stradominato, per la maggior parte dei casi, dai cugini d’oltralpe. Eppure c’è stato chi nel Belpaese si è dedicato anima e corpo a questo prezioso quanto difficile mestiere: Bonfiglioli, Borgatti, Aicardi, Mansuino, Embriaco, Giacomasso, Sgaravatti, ecc. Ma sono glorie del passato. Le proposte italiane moderne sono invece davvero rade, e si limitano a pochissimi (quest’anno Marc Alberici, Rose Barni, Claudio Cazzaniga – che ha vinto nella categoria delle più belle italiane con una rosa rosa carico – Davide Dalla Libera, Bartolomeo Embriaco, Franco Stalla) che tengono alta la bandiera del saper fare italiano, ma che meriterebbero maggior sostegno, magari diventando una grande e folta schiera. I concorsi stessi non godono di alcuna visibilità. Oltre al valore culturale, di ricerca e innovazione, le rose “brandizzate”, con un buon marketing, potrebbero avere grandi potenzialità redditizie.

A quando sul podio nuovi creatori di altre profumate (si spera) regine Made in Italy?

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