La chiamano “sabra” o in inglese “cactus silk” e gli artigiani marocchini ne fanno meraviglie: è la seta che si estrae dall’aloe, pianta grassa molto diffusa nel deserto del Sahara. Sericeo, elastico e lucido, il tessuto che si produce lavorando le fibre di questa pianta possiede una naturale lucentezza data dalla sezione triangolare delle sue fibre che si comportano come prismi riflettendo la luce. Lavorata con cura al telaio da millenni, la seta vegetale ricavata dalle foglie di aloe – come la pelle vegetale con le foglie di ananas di cui abbiamo da poco parlato su Fiori&Foglie – sta attirando l’attenzione della moda, alla ricerca di un’alternativa ai tessuti sintetici e in armonia con una sensibilità diffusa verso i prodotti cruelty-free.
Certo, la lavorazione artigianale della seta vegetale per ora ne fa un prodotto piuttosto costoso. Ma la diffusione dei nuovi media sta facendo conoscere al grande pubblico questo tessuto così particolare, che anticamente si poteva acquistare solo nei mercatini tra le viuzze di Fes, che invece ora si può trovare nei negozietti online di Etsy come su Ebay o nelle boutique digitali e si può acquistare persino direttamente dagli artigiani marocchini, che la lavorano da sempre creando con essa anche i famosi kilim e pachmine da sogno. Le fibre della soia vegetale possono essere mescolate al cotone, alla ciniglia, alla lana e possono essere comodamente lavate a 30 gradi. Sarà nella seta vegetale il futuro della moda?