Ci riporta subito alla mente gli Ent, la razza più antica della Terra di Mezzo, universo fantastico di Tolkien de “Il Signore degli Anelli”, rappresentata da Barbalbero e dall’Entnoconsulta. L’uomo-albero è in effetti inedita fusione di umano e vegetale: l’individuo perde le sue fattezze ricoprendosi di foglie e rami fino a diventare irriconoscibile, trasformandosi in uno spirito che supera la dimensione del tempo. Rivestirsi di tessuto vegetale implica un contatto intimo e diretto, una comunicazione tra esseri viventi estranea al quotidiano.
Nel Carnevale satrianese l’uomo-albero è anche testimonianza del forte legame con la terra: storicamente raffigurava l’abitante del paese che, pur povero, non si era rassegnato ad emigrare ma era rimasto, trascorrendo la sua vita nei boschi in solitudine. Una tradizione che affonda le sue radici nei preziosi riti della civiltà contadina, ma che ora si ammanta di un valore ben più contemporaneo che individua gli alberi come referenti ideali, messaggeri della necessità di ritrovare il nostro perduto rapporto con la natura e in particolare con le piante e i benefici che ci offrono.
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