Fiori e Foglie

Altro che rosé, dalla Spagna arriva il vino blu

Gli esperti storcono il naso, i sommelier gli negano dignità, ma sul mercato è arrivato anche lui, il vino blu. Il color zaffiro più o meno intenso è frutto dell’aggiunta del pigmento alimentare blu (antocianine e indaco) estratto dalla buccia dell’uva. Leggero, 11°, e un pochino dolce, è piaciuto tanto che ne sono state vendute subito 120mila bottiglie…

Creato da Gik, startup spagnola di giovani talenti senza l’ombra di una cantina nell’albero genealogico, il vino blu è stato subito un successo. La clientela, sicuramente giovane quanto e più dei creatori, che ha acquistato il nuovo vino color lapislazzulo non è quella tradizionale: proviene in maggioranza da Giappone, Corea e Brasile, paesi che non hanno una tradizione vinicola.

E seppure la Spagna si distingue spesso per visioni innovative in altri campi, ha guardato con diffidenza al nuovo prodotto, tanto che il il Ministero dell’Agricoltura spagnolo ha multato Gik perché, secondo la normativa, il vino non può essere di colore blu.

L’azienda ha reagito: nel giro di poco tempo ha riveduto la formula, che ora prevede una composizione con il 99% di vino più l’1% di mosto, tornando a riproporre il Gik Blue come bevanda alcolica, come prevede la legge. L’ha poi messo in Rete – è in vendita online a meno di 9 euro a bottiglia – e ha aperto una petizione su Change.org per la messa a norma del “vino blu”. Che, per quanto leggero, viene estratto (proprio per intero) dall’uva, come qualsiasi altro vino da tavola. 

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