Differenze rimarchevoli sia nella concentrazione che nel profilo dei carotenoidi sono state rilevate dall’Università degli Studi di Perugia che ha analizzato le sostanze contenute nelle bacche di Goji che si producono in Italia. Insomma, le bacche che assomigliano a pomodorini in miniatura coltivate nelle terre del Belpaese, che da qualche tempo troviamo anche fresche al supermercato, contengono una maggior quantità di sostanze benefiche per la salute rispetto a quelle prodotte in Cina, che di solito troviamo in vendita essicate.
Il Goji del resto è considerato un superfood d’eccellenza: le sue bacche rosse, di origini himalayane, vengono chiamate “bacche dell’eterna giovinezza” e consumate da millenni in Cina per i loro effetti antiossidanti, preziosi per l’organismo.
In meridione gli arbusti di Goji della specie Lycium barbarum (non Lycium chinense, simile ma non uguale) trovano condizioni ideali per crescere, e i 6 mesi di clima favorevole assicurano una lunga stagione di produttiva. La pianta è sana e robusta: occorrono alcuni anni perché diventi pienamente produttiva, ma non teme il freddo né soffre di particolari malattie. In Italia da qualche anno si è costituita Lykion, Rete d’imprese del goji italiano bio che coltiva le salutari bacche su 15 ettari di terreno raggruppando più di 30 aziende tra Basilicata, Calabria e Sicilia.