Fanno spesso parte indelebile dei nostri ricordi, le more selvatiche, da raccogliere tra mille cautele a fine estate dai rovi ai bordi delle radure o cresciute senza controllo ai bordi dei campi incolti. Cautela per le affilate spine come per il succo viola dei frutti, che macchia i vestiti come l’inchiostro! Delle due, almeno la prima preoccupazione scordatevela: sul mercato infatti da alcuni anni ci sono le more senza spine, da coltivare (e soprattutto raccogliere!) comodamente in giardino…
I rovi delle more selvatiche li conosciamo tutti: sono piante perenni, disordinate ed incredibilmente vigorose, che occupano tanto spazio ma che in estate producono una messe di piccoli frutti succosi che ci deliziano il palato e nello stesso tempo, confermano ogni giorno gli esperti, fanno un gran bene alla salute. La versione “domestica” della pianta di more è stata selezionata per occupare meno spazio, rimanendo un pochino (ino…) più compatta, eliminando le spine: molte offrono una fioritura più decorativa degli esemplari “wild” e una produzione di frutti precoce, che si protrae a lungo. Una bella esperienza di successo ce la fornisce Marta Moletta: le foto allegate ritraggono proprio la sua splendida mora in queste settimane, ricchissima di frutti!
I rovi di more (Rubus) sono arbusti assolutamente facili da coltivare, e che, soprattutto se piantati in terra, non hanno necessità di grandi attenzioni. Chiedono solo acqua e sole pieno. E per ridurre l’ingombro nel caso non abbiate molto spazio a disposizione, un’idea simpatica è allevare queste piante a spalliera, utilizzando strutture di sostegno anche a “L” che si possono facilmente realizzare con il fai-da-te o sfruttando un muro o una parte di recinzione che non sapremmo altrimenti come ricoprire, sempre tenendo presente però che la pianta si spoglia d’inverno. Dovremo solo legare i lunghi getti di buoni 2 metri che la pianta produce ogni anno dalla base. Considerata l’attitudine esuberante ed “conquistatrice” di queste piante inclini a conquistare nuovi territori, fate solo attenzione ad eliminare eventuali polloni di troppo.
Ma le more dei rovi senza spine sono buone?
Ecco cosa risponde Marta: “I frutti sono dolci se molto maturi, ma hanno un carattere leggermente asprigno come tipico dei frutti di bosco. Si possono consumare appena raccolti (maturano a scalare, vanno raccolti un po’ per volta quando sono neri neri). Alcuni ci fanno le marmellate. Io, quando ne ho troppi (sempre) li congelo. Una volta scongelati, però, tendono a spappolarsi, e conviene utilizzarli per un dolce, tipo un crumble”.
Negli anni sono state ottenute molte varietà di piante di mora inermi che si differenziano per il periodo di maturazione sì, ma soprattutto per il gusto. Pare che la ricerca del rovo più facile da gestire non vada sempre di pari passo con la dolcezza delle more che produce. A complicare le cose, molte piante sono vendute sotto la dizione generica, senza cartellini che riportino il nome completo con la denominazione esatta della varietà. Tra le più gettonate c’è Rubus ‘Triple Crown’, a detta di molti la migliore in termini di gusto e grandezza dei frutti.
Quindi, che aspettate? Non c’è che da provare!