Fiori e Foglie

Alberi di Natale: nel 2017 ne abbiamo uccisi più di tre milioni

Superate a passo lungo le feste decembrine, si tira la riga, e la cifra scritta sotto, va detto, fa una certa impressione. E i conti riguardano gli Alberi di Natale. Secondo i dati diffusi dal PEFC, il consorzio che certifica la gestione sostenibile delle foreste industriali, in Italia, a chiudere il 2017, sono stati ben 3,4 milioni gli alberi natalizi venduti vivi in vaso sacrificati all’altare delle feste: seccati tra palline e decori dorati, nelle nostre case, vessati da shock termici e idrici. La cifra comprende il 90% degli alberi acquistati, di cui l’80% sono abeti rossi, che si sono trasformati, da folti alberi verdi, in 34mila tonnellate di piante morte.

Ci incantano, gli alberi natalizi, ma con loro la nostra love story dura poco: giusto quei 20-30 giorni di luci e regali. Certo, gli alberi di Natale morti vengono smaltiti come rifiuti organici e utilizzati come compost, ottimo fertilizzante, mentre gli alberi più grandi, quelli da 25-30 metri installati nelle piazze dei Comuni, vengono utilizzati per fare arredi urbani, giocattoli, utensili o matite, come nel caso del mitico e sfortunato Spelacchio di Roma. Niente dunque viene sprecato. E certo, va detto che gli alberi di Natale, come tiene a ribadire ogni anno la Coldiretti, vengono da coltivazioni ad hoc, che peraltro rendono produttive zone montane di recupero e danno lavoro a molte persone.

Ma in molti pensano a come cambiare qualcosa di questo meccanismo, in cui non vi è nessun rispetto della vita vegetale. E’ vero, tutti noi facciamo parte del ciclo naturale: tutto è destinato a nascere, vivere e morire, rientrando poi nell’eterno circuito che alimenta la terra. Ma forzare il processo in un’ottica economica suona in qualche modo fuori misura. E per chi rispetta le piante non come oggetto d’arredo ma come esseri viventi, è difficile mandar giù quei 3 milioni e passa di alberi morti. Alberi e piante che trovano ad opera nostra una fine precoce e ingloriosa a fianco al cassonetto ogni benedetto anno, peraltro proprio nel periodo del Natale, che si vorrebbe simbolico di una celebrazione legata alla rinascita. Varrebbe forse la pena di ripensarci?

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