Fiori e Foglie

Dal 14 febbraio vietate piante e tartarughe d’acqua “aliene”

Entra in vigore in Italia da domani, 14 febbraio, il decreto che recepisce il Regolamento europeo del 2014 e prevede anche il divieto di commercio di specie di piante e animali “alieni”. E i privati che hanno in casa un animale “alieno” – come la Trachemys, la classica tartarughina d’acqua – finora regolarmente venduta nei negozi – dovranno denunciarne il possesso.

Sono 3mila gli “alieni” (chiamate pests ovvero “pesti” negli USA) su suolo italico: si tratta di piante e animali trasportate, accidentalmente o volontariamente, dall’uomo (la black list non vuole comprendere specie che si sono spostate autonomamente a causa dei cambiamenti ambientali) al di fuori della loro area di origine, che impattano pesantemente in quello che per loro è un nuovo ambiente, concorrendo con le specie autoctone e provocando spesso costi e danni economici. L’Europa ha stilato l’elenco delle 49 specie invasive più pericolose, di cui 33 sono diffuse in Italia.

Il decreto, spiega il coordinatore del progetto Life Asap Piero Genovesi, “prevede che tutti i proprietari di animali d’affezione inseriti nella lista potranno mantenerli fino al termine della loro vita naturale, ma entro 180 giorni dovranno comunicarne il possesso al Ministero dell’Ambiente, fornendo indicazioni sull’esemplare (specie, sesso ed età) e le modalità per impedirne assolutamente la riproduzione e la diffusione”.

Ecco gli “alieni” secondo la Black List pubblicata sul sito di Lifeasap.eu:

ANIMALI
Granchio cinese (Eriocheir sinensis)Gambero americano (Orconectes limosus)Gambero della California (Pacifastacus leniusculus), Gambero rosso della Louisiana (Procambarus clarkii), Gambero marmorato (Procambarus fallax f. virginalis), Calabrone asiatico (Vespa velutina nigrithorax), Pseudorasbora (Pseudorasbora parva), Rana toro americana (Lithobates catesbeianus), Testuggine palustre americana (Trachemys scripta), Oca egiziana (Alopochen aegyptiacus), Gobbo della Giamaica (Oxyura jamaicensis), Ibis sacro (Threskiornis aethiopicus), Scoiattolo di Pallas (Callosciurus erythraeus), Nutria (Myocastor coypus), Procione (Procyon lotor),Topo muschiato (Ondatra zibethicus), Cane procione (Nyctereutes procyonoides), Scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis), Tamia siberiano (Tamias sibiricus)

PIANTE
Erba degli alligatori (Alternanthera philoxeroides), Pianta dei pappagalli (Asclepias syriaca), Baccaris (Baccharis halimifolia), Giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes), Peste d’acqua di Nuttall (Elodea nuttallii), Panace di Mantegazza (Heracleum mantegazzianum), Soldinella reniforme (Hydrocotyle ranunculoides), Balsamina ghiandolosa (Impatiens glandulifera), Peste d’acqua arcuata (Lagarosiphon major), Porracchia a grandi fiori (Ludwigia grandiflora), Porracchia plepoide (Ludwigia peploides), Mirofillo acquatico (Myriophyllum aquaticum), Penniseto allungato (Pennisetum setaceum), Kudzu (Pueraria montana var. lobata)

Solo in Lombardia, aggiunge Genovesi, ci sono circa 70mila tartarughe dalle guance rosse e il decreto stabilisce che venga istituito un registro per le specie aliene inserite nella lista europea. Zoo e giardini botanici, centri di ricerca, importatori e rivenditori, dovranno richiedere apposite autorizzazioni al ministero dell’Ambiente che si occupa dei controlli assieme a Ispra, Regioni e Province autonome. 

Chi non rispetta gli obblighi incorre in sanzioni penali, amministrative e nella confisca degli esemplari. Il Ministero dell’Ambiente sta predisponendo 3 decreti attuativi e con quello dell’Economia sta decidendo sulla quantificazione delle contravvenzioni.

Le Regioni e le Province Autonome, e i Parchi Nazionali hanno l’obbligo di monitorare, eradicare e gestire le specie invasive e ripristinare gli ecosistemi danneggiati e i sindaci devono garantire agli operatori degli interventi l’accesso ai terreni privati, quando è necessario. Ispezioni vengono disposte alle dogane e nei punti di frontiera.

In apparenza è tutto molto chiaro, ma nella realtà si tratta di una lotta più facile a dirsi, che a farsi. Una lista di questo tipo corre il rischio di includere, soprattutto per il mondo vegetale, specie che per alcuni settori possono essere un danno ma che per altri ambiti possono essere una risorsa.

Per esempio rimane il dubbio di come dovranno comportarsi i rivenditori di molte piante comprese nella lista, come alcune acquatiche che da anni vengono usate per assicurare l’ossigeno in laghetti e acquari di tutta Italia, come il Mirofillo acquatico (Myriophyllum aquaticum), oppure specie che hanno un alto potenziale decorativo, come il Giacinto d’acqua (Eichhornia crassipes) o il Penniseto (Pennisetum setaceum). La pianta dei pappagalli (Asclepias syriaca) ha molti utilizzi naturalistici perché attira le farfalle e con i suoi semi si possono fare cuscini morbidissimi, al posto della piuma d’oca…  Andrebbe poi specificato se la black list metterà in conto solo le specie o comprende anche le varietà che, nel caso del Penniseto, sono moltissime e vengono utilizzate nei giardini e da qualche tempo a profusione anche in parchi e aiuole di città.

E infine va anche considerato che la natura difficilmente si può fermare: i divieti e le barriere umane potranno solo rallentarla. Le specie vegetali e animali continueranno a muoversi sul pianeta nei modi più imprevedibili e disparati, anche senza l’aiuto dell’uomo. Forse varrebbe la pena pensare a nuovi modi per rendere “produttivi” questi ospiti, sapendo che con loro avremo comunque a che fare in futuro.

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