Sembra che abbiano ormai “un piede nella fossa”, molti alberi dei nostri viali di città. E’ facile pensarlo a causa della chioma, composta, a prima vista, quasi interamente da foglie secche. Molti ippocastani in effetti si presentano così, color rosso mattone, come in un anomalo autunno precoce, oppure evidenziando un imminente decesso. I cittadini si allarmano, segnalano e si indignano per lo spreco di soldi pubblici. In realtà, le cause del fenomeno non sono del tutto scontate.
Si tratta di una reazione tipica della specie allo stress idrico indotto dalle condizioni ambientali. La pianta lascia cadere le foglie in piena estate (filloptosi), per diminuire il bisogno d’acqua, e sopravvivere. Appena arrivano le piogge a fine stagione, l’albero si riveste di foglie nuove per nutrirsi e, a volte, con uno sforzo estremo, fiorisce per la seconda volta, perdendo di seguito la chioma all’arrivo dell’inverno. Il risultato finale è un grave indebolimento e deperimento generale della pianta.
Alle condizioni avverse, si unisce l’attacco della Cameraria (Cameraria ohridella), un insetto le cui larve minatrici scavano gallerie nei tessuti fogliari di questa specie, causandone la necrosi e il disseccamento. Le foglie evidenziano lunghe macchie marroni che spesso confluiscono. Se poi il nostro albero è particolarmente sfortunato, e la primavera è stata particolarmente piovosa, può essere anche attaccato dal fungo dell’Antracnosi: Guignardia aesculi attacca le foglie appena si distendono, inducendone la caduta anticipata in estate.
Entrambi questi nemici dell’ippocastano richiedono un intervento: si combattono raccogliendo e bruciando le foglie cadute prima della stagione successiva, per evitare che fungo e parassita sopravvivano all’inverno e tornino all’attacco l’anno successivo.
Certo, la vita in città per gli alberi dei nostri viali non è certo facile. Inquinamento, potature radicali che li amputano e li sfigurano, spazi costretti, auto che parcheggiano a pochi centimetri dai tronchi, cantieri che scavano e tagliano radici. A questo però vanno unite anche le particolari caratteristiche della specie, più o meno pronta e veloce a reagire a traumi e difficoltà.
La domanda da porsi è se l’ippocastano, seppure di grande valore decorativo, possa essere considerato ancora un buon candidato per le alberature delle nostre città, diventate così secche e afose d’estate, e così bisognose di verdi chiome per ombreggiarne gli spazi rendendoli più vivibili per i cittadini. O se invece non sia più opportuno scegliere altre specie per le nuove messe a dimora di alberi negli ostici viali urbani, in grado di reagire meglio alle mutate condizioni ambientali.