In California, dove gli incendi divorano ettari di foresta ogni anno, il metodo si sta testando da tempo e sembra fornire ottimi vantaggi. Le capre sono animali frugali, che apprezzano più gli sterpi, da mettere sotto ai denti, che la tenera erbetta verde. E pochi sono i vegetali che sfuggono alla loro attenzione, quindi dove passano, la pulizia “ad altezza muso” è assicurata. Un’azione preziosa per impedire il diffondersi di una scintilla, che si alimenta proprio di quei rametti e delle erbe secche, prevenendo il diffondersi degli incendi estivi.
Inoltre un gregge di capre non inquina (anzi, fertilizza!), non è rumoroso, al contrario dei diserbanti non è velenoso e preserva la biodiversità, e dulcis in fundo, le capre danno ai loro proprietari prodotti da vendere. Peraltro, le greggi di capre allargano e ripuliscono i percorsi all’interno delle aree boschive dove sono impiegate, agevolando il passaggio di mezzi e uomini in caso di emergenze o manutenzione dei boschi. Insomma, la soluzione delle capre antincendio può risultare decisamente vantaggiosa: gli spagnoli del progetto “Silvopastoreo prescrito” di Pau Costa Foundation ne sono convinti.
Del resto gli ovini si stanno rivelando da qualche anno una insperata ottima carta per funzioni inedite: risolvere il taglio dell’erba, ad esempio, come è stato fatto a Roma quest’anno, dove pecore tosa-erba sono state utilizzate (anche se in quel caso, e non per colpa delle pecore, non ha funzionato) nei parchi e nei terreni agricoli periurbani in accordo con Coldiretti. I precedenti all’estero sono numerosi: in Francia, a Parigi, come in Germania. In Italia noto è il caso della start-up Pecorelle. Gli ovini aiutano le povere casse comunali abbassando i costi degli sfalci e sono sicuramente una soluzione ecologica. Le greggi migliori? Quelle di pecore o capre di razza nana.