Mai buttare il vasetto originale, si raccomanda subito la vivaista. E’ questa è la chiave in Italia per non trascorrere la giornata in qualche commissariato, di fronte a due carabinieri sospettosi. Già, perché, spiegano i Vivai Valdostani, il vasetto con l’etichetta è l’unica prova che attesta che quella sul vostro balcone è cannabis legale, coltivata in Italia, e soprattutto light, ovvero a bassissimo contenuto di THC (sotto lo 0,2%). Non sballa, ma rilassa, magari sotto forma di tisana.
Tutto questo è valido perché il vivaio si è autodenunciato alle autorità, che quindi è perfettamente a conoscenza dell’ attività produttiva, vendita compresa.
A naso, si direbbe che è meglio tenere anche lo scontrino e la sua fotocopia a portata di mano, già che ci siete!
Insomma, nel Belpaese la cannabis ancora non è sdoganata, e tutto è reso più difficile dal fatto che le piante di marijuana, legale e illegale, sono indistinguibili. In Canada hanno risolto il problema “alla radice” pochi giorni fa: il 17 ottobre 2018 la cannabis in territorio canadese è stata legalizzata per tutti gli usi. E questo ha scatenato una corsa mondiale non solo ad un mercato potenzialmente immenso e molto redditizio, ma anche alla ricerca scientifica sul DNA della pianta, per anni ostacolato a causa del divieto.
In realtà si sa bene che nella “Maria” ci sono moltissimi principi attivi (tra cui il CBD, il cannabidiolo) che potrebbero essere utilissimi, in primis per la salute. E’ dimostrato che alcune tipologie di marijuana sono in grado di attenuare i sintomi di patologie che provocano crisi epilettiche, o impattano pesantemente sulla qualità della vita, come il Parkinson, di cui la Maria calma i tremori, o persino l’Alzeihmer (sulla cannabis legale e su quella terapeutica ci hanno fatto dei servizi anche le Iene).