Il primo terrorizzante pensiero, un attacco terroristico, viene presto smentito: le fiamme, agevolate dai lavori di ristrutturazione in corso, si sono sprigionate accidentalmente nella zona della guglia alta 92 metri, opera di Viollet-le-Duc già restaurata nel 1860, ora ridotta ad un guscio fumante, completamente distrutta.
E le fiamme, implacabili, nella serata fino a notte fonda, hanno divorato anche la Foresta di Notre-Dame, il tetto in legno antico risalente al 1326: “La struttura del 13° secolo è chiamata foresta, perché ha richiesto una foresta di alberi per costruirla“, è stata la dichiarazione di Patrick Chauvet, il rettore della cattedrale. Querce che, si stima, occuperebbero 21 ettari di bosco.
Solo l’eroico impegno di 400 pompieri è riuscito a salvare la famosissima facciata e le torri minacciate dalle fiamme, mentre i francesi si univano in preghiera e canti nei pressi del rogo. E da oggi è tempo di ricostruire la Foresta di Notre-Dame, quel prezioso tetto composto da possenti alberi capaci di vivere mille anni, superando di molto l’effimera durata della vita umana. Querce che così a lungo, sopra le ignare teste di 13 milioni di turisti, appassionati e fedeli che venivano a visitare la Cattedrale ogni anno, hanno gelosamente preservato, con forza silenziosa, un pilastro vitale della nostra cultura, storia e religione.