Questa sembra essere la promessa. Le alghe potrebbero diventare il carburante per le nostre macchine. L’idea si basa sul funzionamento di questi micro-organismi che si nutrono di anidride carbonica, prodotta nell’atmosfera dalla combustione dei carburanti fossili. Inoltre non necessitano di ampi terreni per essere prodotti. E’ questo infatti il principale problema delle coltivazioni alternative come il biodisel da colza, mais, girasole, soia, jatropha ecc. E in un mondo in cui centinaia di persone muoiono di fame, coltivare e poi bruciare cibo o usare immensi terreni fertili per ottenere carburante è proprio anacronistico. Niente spazi a perdita d’occhio per crescere le alghe, invece. A loro per vivere basta luce e poco altro. Promette bene… o no?
La spinta a cercare fonti di carburante alternativo è forte, sempre più forte di recente. In tutti i paesi del mondo si fa ricerca e sperimentazione per trovare il modo di sostituire il petrolio con una fonte di energia rinnovabile. La sfida è ardua. Non tanto per mancanza di idee o di “candidati vegetali” papabili quanto per i conti che devono quadrare all’interno di un mercato già esistente, con strutture già esistenti.
In Italia abbiamo società come Micro-life (sentitevi l’intervista alla radio di Matteo Villa) o Enalg che hanno fatto delle biomasse il proprio core-business e prove sul campo come quelle della laguna di Venezia. Lì infatti sorgerà la prima centrale elettrica ad alghe italiana, attiva entro i prossimi due o tre anni. Del resto le alghe, che tanto ci infastidiscono al mare o nei nostri acquari sono una ricchezza impossibile ormai da sottovalutare. Con loro si fanno cosmetici, farmaci e anche cibo (vedi sushi). E l’anno scorso è stata già presentata la prima prova “su strada”: una Mercedes che si fa una passeggiatina alimentata da alghe (ecco il video tratto da Blip.tv)