Il geranio e la farfallina

Le belle giornate stanno finalmente arrivando e subito sentiamo la voglia di preparare i nostri balconi per una calda stagione estiva, ricca di fiori e colori. Per i milanesi come per molti altri, i protagonisti preferiti sono i classici gerani, meglio detti pelargonium (i geranium invece, pur appartenendo alla stessa famiglia dei pelargonium, sono piante piuttosto diverse). Zonali, parigini o imperiali che siano, con la loro incredibile capacità di regalarci durature corolle dalle vivaci tonalità di rosso, rosa e bianco vestono perfettamente anche un piccolo spazio esterno in un appartamento di città per tutta l’estate. E non sono solo i fiori il loro punto di forza; da qualche anno sono in commercio interessanti ibridi che puntano anche sulla bellezza delle foglie, variegate o reticolate (come in p. peltatum ‘Crocodile”), marginate (di bianco come in ‘Frank Headley’ o ‘Flowers of Spring’), dalle sfumature a contrasto (‘Vancouver Centennial’ o ‘Frutetorum’), bicolori o addirittura tricolori (‘Mrs Pollock’, ‘Filigree’).

Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti ma prima di fiondarci in qualche garden a scegliere le nostre varietà preferite (un’ottima fonte online è Malvarosa.it, vivaio specializzato in pelargonium), prendiamo nota di qualche trucco per coltivarli al meglio, in primis per difenderli da un insetto, a prima vista un’innocua farfallina per niente sgargiante, che può farne strage, ahimè, in pochissimo tempo.

Ormai diffusa in tutta Italia, la farfallina dei gerani (Cacyreus marshalli), di provenienza tropicale quindi senza antagonisti naturali qui da noi, è un killer silenzioso e fatale e l’unico modo sicuro per combatterla efficacemente è attrezzarsi prima che le piante vengano effettivamente attaccate, con pastiglie di insetticida da infilare nel terriccio nei pressi dell’apparato radicale, in modo che il principio attivo venga assorbito e messo in circolazione nei tessuti vegetali. Si spera che non trovando il sapore di suo gusto, la malefica farfallina si sposti su altri, più golosi, lidi!

L’insetto crea danni notevoli in tutte le fasi della sua crescita: appena esce dall’uovo comincia a nutrirsi e si introduce nei fusti, che divora dall’interno; unica spia, oltre l’inspiegabile declino progressivo della pianta, un piccolo foro tondo alla base o all’altezza dei nodi dei fusti. Una volta uscita, la larva continua la sua opera di distruzione minando la pagina fogliare e mangiando germogli e fiori; le foglie attaccate ingialliranno fino a cadere. A quel punto la pianta, vivamente compromessa, pian piano morirà e l’insetto passerà alla pianta vicina… Ad aggravare il problema, va considerato che questo lepidottero si moltiplica a gran velocità ed è in grado di dar vita a 5 o 6 generazioni successive in un’unica stagione.

Negli ultimi anni si sta cercando di trovare un insetto antagonista che si nutra delle uova o delle larve di Cacyreus, in modo da poterla combattere tramite lotta biologica; un candidato sembrerebbe essere un miride, il Macrolophus caliginosus; è già possibile utilizzarlo in ambito professionale, ma sono in corso test di verifica su un suo possibile impiego in presenza di poche piante – e quindi poche prede, situazione tipica degli spazi ristretti come i nostri balconi.

AGGIORNAMENTO
Di recente la Compo offre un prodotto specifico contro la Cacyreus, “COMPO Axoris”. Si tratta di pastiglie da infilare nel terreno una volta l’anno. Se vi capita di provarle, fatemi sapere come è andata! 🙂