LAVANDA: ecco come si usa

LE QUALITA’ DELLA LAVANDA
Le indicazioni, per uso interno, sono: stati di inquietudine, insonnia, meteorismo ecc. Molto usata nella cosmesi, in aromaterapia e nei prodotti di wellness.

LAVANDA: A COSA SERVE E COME USARLA
Tre specie del genere Lavandula, famiglia Labiatae, sono attualmente coltivate ed impiegate per l’estrazione dell’olio essenziale: Lavanda vera, Lavanda spica, Lavandino.
Delle tre specie, la lavanda vera fornisce l’essenza più pregiata, oltre ad essere l’unica di uso officinale. L’essenza, pur essendo presente in tutta la pianta, è contenuta soprattutto in speciali ghiandole oleifere che si trovano fra le scanalature del calice del fiore. Le parti utilizzate per l’estrazione dell’olio essenziale sono le infiorescenze. Il tempo balsamico è la fine della fioritura.

LAVANDA IN CUCINA:
La lavanda è un fiore edibile, che si può mangiare e usare per decorare i piatti.
SlowFood consiglia: “Dolce, speziato e profumato, un tocco in più in piatti salati e dolci. A Marsiglia fanno un biscotto tipico all’aroma di lavanda, le “Navette”.

  

LAVANDA: LA PIANTA
Tutte le specie di lavanda sono arbusti suffrutici di altezza variabile da 40 (Lavanda vera) a 100 cm. (Lavandino). I fusti sono eretti, legnosi e densamente ramificati. Il lavandino si differenzia per il maggior sviluppo vegetativo e per la maggior dimensione delle brattee ascellari dei fiori ma è un ibrido sterile che non produce semi. La lavandula spica invece è più sensibile al freddo, rispetto alla lavandula vera. Tutte le lavande sono ottime piante mellifere.

LAVANDA: COME SI COLTIVA
Le lavande sono tipiche del clima temperato dell’area mediterranea e sono xerofite, ovvero necessitano di poca acqua. Lavanda vera e Lavandino resistono alle basse temperature (fino a –20°C) in fase di riposo invernale, ma temono le gelate tardive, particolarmente dannose per il secondo. La prima, più pregiata e redditizia, si adatta quindi alla coltivazione nelle zone di montagna; il lavandino, meno pregiato, ma più produttivo, alle zone al di sotto dei 700 m.s.l.m.
La lavanda predilige terreni assolati e per fornire un buon contenuto e composizione dell’olio essenziale richiede un’abbondante illuminazione. Le condizioni ottimali di coltivazione sono i pendii collinari protetti dai venti freddi ed esposti a sud, mentre si adatta con difficoltà a posizioni di fondo valle.

Le specie del genere Lavandula preferiscono terreni asciutti, leggeri, a reazione alcalina e/o calcarei. Tollerano molto male invece quelli argillosi od acidi, umidi o soggetti a ristagno idrico. Per il suo apparato radicale profondo, la lavanda viene utilizzata contro l’erosione dei terreni declivi instabili.
Le lavande si possono coltivare in vaso, in pieno sole, usando terriccio drenato e facendo attenzione a non bagnarle troppo. Necessitano di una potatura di riordino annuale, ma dopo alcuni anni vanno comunque sostituite, perché tendono a diventare legnose. Particolarmente ricercata per terrazzi e balconi la Lavanda nana (Lavandula ‘Blue Hidcote’), compatta e molto fiorifera.

QUANDO FIORISCE:
La lavanda fiorisce in estate: per moltiplicarla si consiglia di fare una talea invece che usare i semi. Esistono molti ibridi ornamentali con fiori di varie tonalità blu-viola, ma anche a fiori bianchi e persino rosa.

COME ESSICARLA:
Le spighe di fiori di lavanda vanno raccolte dalla pianta a partire dal secondo anno d’impianto, appena prima della schiusura, ed essiccate all’ombra, in locali aerati, disponendole in mazzi appesi. Il materiale, una volta essiccato, viene battuto per ottenere il distacco dei fiori che dovranno essere conservati in recipienti di vetro o ceramica, al riparo dalla luce.

NOME BOTANICO:
1. Lavanda vera, L. angustifolia (sin. L. officinalis).
2. Lavanda spica, L. latifolia (sin L. spica DC.)
3. Lavandino, (L. officinalis x L. spica)

  

MALATTIE DELLA PIANTA DI LAVANDA:
In generale la Lavanda è una pianta resistente agli attacchi dei parassiti animali e dei funghi, tuttavia alcuni agenti patogeni possono causare dei marciumi radicali o del colletto (Armillaria mellea, Rosellinia necatrix, Coniothyrium lavandulae); oppure danni ai germogli (Phoma e Septoria lavandulae). Fra gli insetti possono arrecare danni alla parte aerea alcuni ditteri (Thomasiniana e Resseliella lavandulae), il coleottero Arima marginata ed alcuni lepidotteri (Heliothis peltigera, Alucita tetradactyla, ecc.) mentre la Ephestia elutellapuò deteriorare il prodotto immagazzinato. Contro la Septoria, si utilizzano Zineb o poltiglia bordolese, mentre riguardo ai trattamenti antiparassitari, occorre considerare il fatto che spesso alla coltura di lavanda è associata l’apicoltura.

 

CREDITS
Scheda in preziosa collaborazione con FIPPO – Federazione Italiana dei Produttori di Piante Officinali