Qualcuno nel suo giardino le ha già provate. In zone piane, non è che producano granché, ma in quota funzionano e pure bene. Perché si “nutrono” di vento, e se non ce n’è abbastanza si spengono. Stiamo parlando delle cosidette “micro-pale“. Producono energia elettrica “pulita” grazie alla forza del vento. A dirlo così sembra una favola ma non tutti sono d’accordo. A livello nazionale, interi comuni si stanno impuntando in una battaglia contro l’eolico. L’ultimo è stato Volterra, notizia di questi giorni. No alle pale, dicono, sono brutte e deturpano il paesaggio.
E’ dunque questo il loro tallone d’achille. Perché sulla resa che hanno non si può discutere. Ad oggi sono praticamente l’unica energia alternativa industriale matura nel nostro paese. Procurarsi e installare una pala, micro o macro che sia, costa poco e rende tanto. Non si può certo dire lo stesso del fotovoltaico, che richiede un investimento di partenza ancora troppo ingente per essere praticabile in massa. Ed è, ad oggi, una delle pochissime strade praticabili per rifornirsi di energia pulita. E noi ne abbiamo troppo bisogno per poterla buttare via senza pensieri. Considerata soprattutto l’alternativa. Senza dire che l’Europa è dietro l’angolo, che ci aspetta al varco.
Certo, non si può non riconoscere che le pale cambiano il panorama. Ma è davvero un sacrificio così grande? Perché attenzione, stiamo parlando soprattutto di rilievi. Colline e monti, non centri artistici cittadini. E per i paesi in quota si possono usare le aree dismesse o industriali. In parte il malessere dei comuni ha anche una motivazione economica. Va dato atto che, per questo sacrificio, i comuni ricevono una cifra esigua dalla ditta installatrice. Forse se si pagasse un pò di più e se lo stato stabilisse criteri di rispetto per il paesaggio evitando insediamenti selvaggi, la cosa sarebbe più accettabile.
Del resto ammiriamo da sempre i mulini a vento olandesi. E siete mai stati nella piana di Lasithi in Grecia? Qualcuno le ha anche dedicato una poesia. Facendo poi un passo indietro, nessuno ha gridato allo scandalo per i tralicci dell’alta tensione che sono ovunque. Vecchi e quelli sì, parecchio brutti. Le pale iper-moderne saranno un filo meno pittoresche ma non sono per niente brutte. Per esempio a me piacciono e non sono l’unica. Quando mi sono trovata di fronte a questi slanciati totem d’acciaio, mi sono sentita piccola. Il fischio del vento cantava dolce mentre l’aria soffiava forte tra i capelli. E il pensiero che tutto questo fosse energia pura e pulita, che nessun veleno provenisse da quel movimento, mi ha resa felice. Forse si tratta solo di scegliere i luoghi giusti dove metterle e abituarsi un pò alla loro presenza un pò aliena, ma tanto necessaria.
Usarle adesso è una questione di buon senso, considerata la dipendenza che l’Italia ha da altri paesi per il rifornimento energetico. Vogliamo davvero essere, tanto per cambiare, l’ultima ruota del carro europeo? Perché non guardare avanti invece, per una volta. Al futuro. Sapendo che l’uomo ha sempre modificato il suo ambiente e sempre lo farà. Basta usare del comune buonsenso e non irrigidirsi sulle proprie riserve. E magari dare energia (pulita anche quella!) e impulso anche ad altre soluzioni: l’eolico off-shore per esempio, con piattaforme (persino la Shell ci ha investito!) che “catturano” i venti in mezzo al mare. Oppure l’eolico ad alta quota. Si chiama “Kite” e promette mica male. Avanti dunque, e senza paura.
Altre risorse online:
Ecoblog
Energierinnovabili.net
15 giugno 2009: Global Wind Day