Ogni anno si ripropone l’annoso problema. Nel mondo moderno ormai non sono lunghi i periodi di assenza dal lavoro che ci possiamo permettere. In genere si va da una a massimo tre settimane. Quindi è questo il periodo di cui parleremo.
Consideriamo che ogni pianta ha le sue necessità, non sono tutte uguali quindi dividiamole per tipo. Le piante grasse: resistono benissimo con una bella annaffiata prima di andare via e poi nulla per il periodo di assenza. Per sopravvivere useranno le riserve d’acqua accumulate nei loro tessuti. Se anche soffriranno un pochino, le ritroverete vive. Stesso dicasi per le orchidee, le phalaenopsis in particolare, possono tirare le 3 settimane con fatica ma con successo. I bonsai invece, con le nostre temperature estive, hanno scarse probabilità di cavarsela: vivendo in vasi strettissimi, hanno bisogno di costanti innaffiature. Se hanno una certa età o semplicemente ci tenete, meglio affidarli alla custodia di un vivaio. Il giardino di solito ha un impianto automatico. Unica alternativa valida è una colf, un green-sitter – ebbene sì, esistono (la professione del futuro!) o una vicina gentile che possono passare ad annaffiare. Per fortuna la piena terra trattiene l’umidità molto meglio di qualsiasi vaso quindi anche se meno in forma, le piante coltivate, soprattutto quelle in ombra, hanno buone possibilità di sopravvivere.
Il problema vero dunque sono le piante in vaso.
Se avete una striscia di giardino all’ombra, l’ideale è fare delle buche poco profonde e collocarvi i vasi. Riempite poi gli spazi con la terra e coprite lo strato superficiale con almeno 3 o 4 cm di corteccia (quella che si usa per le pacciamature invernali). Questo ridurrà la disidratazione e permetterà loro di godere dell’umidità del terreno. Infilate nella terra dei vasi delle bottiglie d’acqua rovesciate con avvitati all’imboccatura dei coni di terracotta. Sfruttano la porosità di questo materiale, che cede l’acqua a poco a poco. Si trovano in vendita nei garden. Bagnate a lungo prima di partire. Mettete tante bottiglie a seconda della grandezza della pianta e di quanto durerà la vostra assenza.
Se invece non disponete di spazi di questo tipo, bisogna risolvere con il fai-da-te. Tenete conto che il problema non è solo la mancanza d’acqua. Se per sicurezza chiudete le tapparelle, le piante in casa non avranno più luce. Senza fotosintesi per così tanto tempo le piante soccomberanno. Piuttosto radunate balconette e vasi in uno spazio all’esterno in ombra.
Per dar loro l’acqua si possono usare i seguenti metodi, che comunque vi consiglio di testare almeno una settimana prima di partire, per poterli “tarare” a dovere, verificando il consumo d’acqua.
Esistono coni di terracotta dotati di un tubicino di plastica. I coni vanno infilzati nel terreno e l’estremità del tubicino va messa dentro ad un secchio pieno d’acqua, che però dovrà essere sollevato rispetto al piano dei vasi. Un’altra possibilità è sostituirli con strisce di cotone (o stringhe da scarpe), a cui potrete legare un peso per tenerle ben immerse. Entrambi trasporteranno l’acqua nel terreno. Il secchio o contenitore (più litri conterrà e più piante potrete abbeverare) dovrà essere chiuso o avere imboccatura stretta per evitare evaporazione e zanzare.
Altre soluzioni possibili. Usare i flaconi, da infilare nel terreno, con gel di acqua complessata. Si trovano nei garden ma controllate bene la loro durata in relazione alla grandezza del vaso e alla temperatura. Stesso dicasi dei granuli d’acqua che invece vanno mischiati al terriccio.
Se invece il vostro bagno ha una finestra in cui entra luce e avete poche piante, la vasca da bagno può essere d’aiuto. Coprite il fondo con una rete di gomma per proteggere la vasca. Mettete i vasi all’interno senza sottovaso – sollevandoli su dei mattoni. Tappate e riempite la vasca d’acqua fino a un paio di cm sotto alla superficie dei mattoni. Poi mettete dei secchi ben colmi d’acqua con le strisce di cotone nei vasi. Potete appoggiare i secchi sopra a degli sgabelli o dei mobiletti vicino alla vasca. L’acqua arriverà alle piante sia dal mattone, sia grazie all’evaporazione, sia dal cotone.
Se vi sembra tutto troppo complicato, la Claber offre Oasis, un distributore d’acqua che funziona a batterie e può innaffiare sino a 20 vasi. Ne avete di più? Non rimane che portare i più piccoli in ufficio e approffittare della presenza di qualche collega!