Per certi versi sembra di trovarsi, senza alcun preavviso, dritto dritto nel copione di una sequenza di Blade Runner. E’ questa l’eco che si sente guardando agli ultimi sviluppi della tecnologia applicata all’ecologia. In un’intervista alla Bbc, Tim Fox, responsabile del progetto dell’Imeche (istituto inglese di ingegneria meccanica) parla di future foreste composte da alberi artificiali, in grado di assorbire e immagazzinare enormi quantità di CO2.
Secondo Fox, gli alberi potrebbero essere già prodotti nel breve termine se esistesse la volontà di portare avanti il progetto. E la Imeche non è l’unica ad aver pensato a questa soluzione.
Gli alberi artificiali sono proprio una delle frontiere della ricerca più interessanti. Traggono la loro origine da un’idea semplice eppure complicatissima: biomimesi, ovvero copiare la natura analizzandone ed “emulandone” i sottili meccanismi.
Ispirandosi alle funzioni e agli organi vegetali, il progetto della Solar Botanic (www.solarbotanic.com) consiste nel creare delle strutture esteticamente molto simili ad alberi veri ma costruiti in modo molto particolare. Le loro “foglie” sono dotate di minuscoli nanogeneratori piezoelettrici in grado di catturare l’energia del vento e trasformarla in energia elettrica. La lamina fogliare di questo “albero” sarebbe tappezzata di cellule fotovoltaiche e di un rivestimento in grado di assorbire il calore del sole e persino i raggi infrarossi.
L’azienda sostiene che un albero artificiale di questo tipo potrebbe produrre energia sufficiente per i bisogni di una famiglia media. E ovviamente potrebbe essere istallato anche in aree molto inospitali. L’ipotesi è affascinante e di certo porta il respiro al di là dei confini dell’ecologia come la intendiamo oggi.