La stima di Greenpeace è audace ma realista: nell’arco di vent’anni la cosidetta “green economy” mondiale offrirà posto nelle sue fila per ben 8 milioni di persone, di cui 100mila in Italia. L’occupazione verde nel mondo cresce, insomma, e a ritmi sempre più veloci. E nascono nuove figure professionali, dall’eco-manager al bio-contadino.
La rivoluzione verde è qui e macina numeri sempre più alti. Basta pensare all’incremento dell’eolico, vero motore del boom delle energie rinnovabili: tra il 2004 e il 2008 il settore è cresciuto del 600 per cento. Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, dichiara con forza: “Per ogni attuale posto di lavoro nel settore del carbone, con la rivoluzione energetica si creano tre posti di lavoro nel settore delle rinnovabili”. E saranno nuove e diverse le figure previste da questo inedito panorama: eco-manager, esperti in certificazioni di sostenibilità ambientale, tecnici esperti in pannelli solari, giardinieri specializzati in tetti verdi, ecc. Nuove professioni che in realtà nascono da quelle vecchie rivisitate in chiave non solo “verde” ma anche high-tech.
Eggià, perché il peso della tecnologia è fondamentale in questa nuova economia. Prova ne è il dato uscito da “Sana”, il Salone internazionale del Naturale tenutosi da poco a Bologna. Il ritratto della nuova generazione di imprenditori agricoli, in particolari quelli che producono biologico, è sorprendente e inedito: la bio-manager contadina è femmina, laureata e hi-tech. A dimostrazione che l’ecostenibilità non è una svolta per “tornare indietro”, verso una “preistoria tecnologica” ma ben il contrario. La direzione di questa rivoluzione ecologica è il futuro, in cui l’economia armonizza il profitto con la protezione dell’ambiente e la qualità della vita.