Le piante? Parlano (e pensano) davvero

Gli esseri umani comunicano tramite la voce ma non solo. Anche tramite gesti, mimica facciale e corporea. Gli animali usano suoni ma anche odori, grazie al quale inviano messaggi ai loro simili. Le piante, al nostro sguardo, non si muovono e non hanno organi sensoriali simili ai nostri ma in realtà esse comunicano, con l’ambiente esterno e tra loro. Lo studio di questa interazione, che solo da poco ha cominciato ad essere presa in considerazione seriamente, ha un nome: è la Neurobiologia Vegetale. Nuove scoperte avvalorano ipotesi sorprendenti.

Il primo a pensarci è stato, e te pareva, il “solito” Darwin: nel 1880 aveva ipotizzato che le piante avessero un cervello… sottoterra. In effetti la parte che noi vediamo, quella fuori dal terreno, è quella che contiene fiori e frutti, quindi organi riproduttivi. Come noi umani quindi si può pensare che l’organo che “prende le decisioni” stia all’estremo opposto: noi il cervello ce l’abbiamo nella testa, loro nelle radici (come succederebbe per un uomo a testa in giù!). E’ infatti quella la sede degli apici radicali, in pratica le estremità dell’apparato radicale: esse sono in grado di aggirare ostacoli, spingersi dove il terreno è più fertile, cercare l’acqua necessaria al proprio organismo, esplorare l’ambiente circostante. Ma non solo. Sono in grado anche di instaurare delle “alleanze” con batteri e funghi che, in cambio di nutrimento, “lavorano” o procurano elementi utili alla vita della pianta. E di difendersi contro altre piante, quelle invasive. Ma anche la parte aerea comunica con l’esterno. Per esempio, se una pianta viene attaccata da un insetto, quella immediatamente vicina lo “capisce” e potenzia il proprio apparato immunitario per contrastare l’attacco. Questo meccanismo funziona anche internamente, come nel caso del gelso bianco, in grado di “avvisare” del pericolo le proprie foglie ancora sane.

Le piante usano la chimica al posto della voce e comunicano con organismi molto diversi da loro, gli insetti. Da tempo si sa che possono “chiamare” insetti-amici (addirittura di una specie particolare) tramite segnali odorosi per essere difese dai predatori. Emettere aromi o segnali visivi che richiamano una singola specie di insetto per farsi impollinare, come nel caso di piante come l’arum o la stapelia, che sercenono odore di carne marcia, attirando così mosche e mosconi che in genere in quel substrato depositano le uova. Oppure di quelle, come l’Ophrys fuciflora o Fior Bombo, un’orchidea spontanea il cui labello imita quasi perfettamente le sembianze e i colori di un bombo femmina, di cui “copia” anche il “profumo” (feromoni). Ma oltre a questo, i ricercatori stanno indagando sull’esistenza di meccanismi che possano far pensare ad una memoria e ad una forma di consapevolezza negli organismi vegetali, anche in base alla scoperta, fatta da un gruppo di ricercatori delle Università di Firenze e di Bonn, di neurotrasmettitori, le stesse molecole con cui comunicano tra loro i neuroni degli animali. Insomma, forse le piante parlano davvero: il problema è che noi non le capiamo ancora!