Ormai l’abbiamo capito: le primizie a Natale sono uno sfizio che costa caro (ricordate le “ciliege d’oro“?), spesso ad alto impatto ambientale. Allora perché non cercare un’alternativa? Fiori&Foglie propone un’idea: portare sulla tavola delle feste magari anche le ciliege cilene ma in compagnia dei frutti dimenticati di casa nostra.
Qualche nome di questi rari frutti ci viene suggerito da un messaggio arrivato alla segreteria di Mediavideo (dove questo blog è presente con i suoi articoli) in questi giorni, con cui ci viene chiesto di parlare di frutti antichi. I nomi sono coinvolgenti e divertenti: biricoccole, cornioli, pere volpine, corbezzoli, pomodori ricci, maruscoli, prugnoli, chinotti, zucche legionarie, pesche platicarpa, melerose, sorbe, more di gelso, avellane e tantissimi altri. Alcuni si trovano abbastanza facilmente come la piccola mela annurca, le giuggiole, le melograne, le castagne, le pere e mele cotogne, ma per la maggior parte si tratta di autentici tesori misconosciuti. Tutti da provare e da scoprire.
Da alcuni anni c’è un movimento partito dal basso, che ormai si sta facendo largo nelle campagne come nelle università e nelle associazioni fino ai vivai. E’ nato da un grido di allarme: i frutti dei nostri nonni stanno sparendo nel silenzio. Penalizzati dalla difficoltà di moltiplicazione, dalla produzione spesso locale e limitata di piccole aziende, non possono concorrere con le grandi quantità e gli alti margini di guadagno richiesti dalla grande distribuzione. E poi sfuggono agli standard delle forme perfette che solo da poco e in parte sono stati sdoganati dalla UE. Dalla loro hanno però profumi e sfumature di gusto inediti, impossibili da dimenticare per chi, quei sapori, li ha conosciuti da piccolo, magari grazie al vecchio albero nell’orto del nonno. Non solo: si prestano a mille preparazioni e trovano un loro posto originale in cucina, secondo abbinamenti sorprendenti in cui la frutta, come la conosciamo, si trasforma magicamente in primo, secondo o contorno, scappando dalle ultime posizioni, quelle vicino al dessert. Giuggiole che diventano sciroppo per intigere i biscotti, pere da affettare con un filo d’olio e via di questo passo.
E dietro alla ricerca di varietà antiche non solo da gustare ma anche da coltivare, c’è il sapere del mondo contadino rivalutato, c’è la tradizione agricola dei nonni da recuperare, c’è il contatto con la terra e la natura, c’è l’arte degli antichi mestieri, c’è un bagaglio di preziose nozioni dimenticate in nome della poca “vendibilità” di questo tipo di prodotti, considerati di estrema nicchia. Insomma, perché non sfruttare le feste per dare una chance a nuove scoperte di cui è ricchissimo il passato e potrebbe essere altrettanto ricco il futuro del nostro variegato Paese? Per allargare la scelta, per avere più possibilità, per aprirsi al tanto che può darci la natura, per sviluppare i sensi. Ecco la sfida dunque: cogliere l’occasione e trovare, sulla tavola del Natale o della fine dell’anno, un posto per “un frutto che non c’era”. Qualcosa di nuovo per sapore e profumo e, in più, di ricchissimo per tradizione e cultura. E perché poi non pensare a dedicare, agli alberelli di queste preziose varietà, uno spazio in giardino? O regalarne una piantina a chi ne dispone!
Risorse web
Eventi:
– la mostra-mercato “Frutti antichi” che si tiene ogni anno al Castello di Paderna (MI) ad ottobre;
– la mostra-mercato “Piante e animali perduti” a Guastalla (RE) ogni anno a settembre;
– la “Festa dei frutti dimenticati” a Casola Valsenio, vicino a Ravenna, ad ottobre.
Dove comprare online queste antiche varietà:
www.ilgiardinodellecollezioni.it
www.vivaibelfiore.it
www.fruttidoro.com