Gennaio: tutti i segreti del glicine

Per ammirare il meraviglioso rampicante dai grappoli lilla, bisogna aspettare la primavera. Ma molti non sanno che il glicine va potato proprio ora, nel freddo mese di gennaio. E non sarà l’unica volta questa, in cui conoscerà il filo delle cesoie: in estate dovremo essere pronti a dare un’altra passata a questa pianta vigorosa. Ma a cosa serve questa operazione e dove tagliare? Il glicine si può tenere in vaso? Esistono i glicini “rifiorenti”? E come si crea un glicine ad alberello? Fiori&Foglie ha chiesto questo ed altro a Francesco Vignoli, appassionato vivaista autore di Wisteria.it, guida in Rete per tutti i pollici verdi amanti dei glicini. Ecco cosa ci ha raccontato.

Sig. Vignoli, leggiamo sul suo sito web che il glicine fa più fiori con la “doppia potatura”: ce ne parla?
Il glicine è una liana dalla grande spinta vegetativa. Per riuscire ad avere i migliori risultati in termini di fioritura, è consigliabile applicare su di lui questa tecnica che prevede due tagli all’anno: dà la possibilità di avere più fiori sulla pianta e di renderne più ordinata la crescita.

Questo tipo di potatura lei la consiglia anche sui glicini in vaso?
Certo che sì.

In cosa consiste esattamente la potatura di gennaio? E’ complicata?
No, assolutamente. E’ molto semplice invece. Devono essere tagliati tutti i rami della pianta, tranne quelli portanti (più spessi ndr) e quelli che vanno nella direzione voluta. E vanno potati con una cesoia ben affilata, lasciando solo 4-6 gemme per ogni ramo. Questo trattamento ridurrà la lunghezza dei rami stimolando le gemme rimanenti, da cui poi spunteranno i fiori. Facile, no? A breve metterò delle foto sul sito che mostreranno questa operazione mentre la eseguo sulle mie piante.

E Fiori&Foglie avviserà volentieri i suoi lettori. Parlando di vasi però, ci dica: che tipo di vaso occorre per far vivere e fiorire bene un glicine?
Il vaso deve essere capace di contenere bene la pianta quindi deve avere come minimo 40cm di larghezza. Se è profondo, meglio usare quello classico a tronco di cono: questa forma facilita il rinvaso. Arriverà infatti il momento in cui la pianta esaurirà la terra a sua disposizione: letteralmente se la mangia! In quel momento bisogna intervenire perché, se non c’è terra, la pianta non riuscirà ad assorbire l’acqua. Bisogna dunque scalzare la pianta dal vaso, ridurre decisamente il pane di radici di un buon terzo, potare bene la chioma (per far sì che le radici ridotte siano in grado di nutrirla) e si ripianta il glicine nello stesso vaso, con nuovo terriccio universale. Naturalmente man mano che la pianta riprende il suo sviluppo, bisogna legarla.

Appunto. E come si lega un glicine in modo che non stritoli tutto quello che tocca?
Se la pianta è coltivata a spalliera, non bisogna lasciare che avvolga la punta dei rami giovani sui sostegni perché, se li tocca, li stringe. Meglio invece legare il ramo al supporto lasciando la punta libera. Saranno così i rametti laterali più piccoli a puntellarsi contro il sostegno, senza fare danni. A proposito di questo: il glicine si avvolge con forza sempre sul ferro, spesso quasi fondendosi con esso: invece stranamente non lo fa sul legno. C’è da tenerne conto!

Curioso! Ma ci sono varietà che si prestano meglio di altre alla coltivazione in vaso?
Guardi, ce n’è una molto famosa, si chiama ‘Amethyst Falls’, è una varietà di glicine americano ovvero wisteria frutescens. Io però ne consiglio anche altre, secondo me addirittura migliori. Per esempio, della specie brachybotrys, ‘Schiro Kapitan Fuji’ a fiore bianco o ‘Golden Dragon’, color lavanda con giovani foglie giallo-verdi, l’unico che si conosca ad avere questa qualità. Oppure, della specie sinensis, l’ottimo ‘Prolific’. Si tratta di varietà che hanno un grande pregio: oltre ad adattarsi a spazi contenuti, creano dei boccioli molto evidenti e scenografici. Grazie a questa caratteristica, sono quelli che vendo per primi!

Il glicine è una leguminosa, niente concimi dunque, vero?
Sì, il glicine produce da solo l’azoto di cui necessita, ma il concime, se coltivato in vaso, è necessario. Meglio usare quello liquido scegliendo quelli con poco azoto. Perfetto il concime a lenta cessione, quello sotto forma di palline da mettere un pò nel terriccio a primavera, nel mese di marzo.

Da qualche tempo si parla di glicini “rifiorenti”: esistono?
Alcune varietà, dopo aver fiorito in primavera, ci regalano da luglio in poi qualche fiore nascosto fra il fogliame, soprattutto se l’estate è un pò piovosa. La varietà più rifiorenti sono il sinensis ‘Prolific’ e il sinensis ‘Amethyst’, due selezioni migliorative del glicine classico. Rifiorisce bene anche il sinensis ‘Alba’ a fiori bianchi un po’ soffusi di rosa e discretamente anche il ‘Jissai’ .  C’è poi il glicine nuovo che viene dall’America di cui abbiamo parlato, il frutescens ‘Amethyst Falls’, che fiorisce più tardi del glicine normale, in tarda primavera. I glicini americani infatti producono fiori sulla nuova vegetazione primaverile, quindi la fioritura si prolunga via via che la pianta cresce, dandoci anche qualche grappolo a fine estate. 

C’è anche un altro vantaggio. Con il glicine americano è quasi impossibile perdere la fioritura, come invece può succedere con il glicine comune.  Quest’ultimo infatti matura i suoi boccioli in luglio e agosto ma spesso in quel periodo non viene annaffiato per l’assenza dei proprietari. Quindi la pianta non riesce a produrre i boccioli per la stagione dopo. Il glicine americano invece matura i boccioli sulla nuova vegetazione primaverile, quindi riesce sempre a fiorire. Offre dunque maggiori garanzie.

Ci dica una cosa. Come si creano i favolosi glicini ad alberello?
Ehhh, ci vuole tempo. Tanto tempo. 8 anni.

Otto anni!!! Così tanto??
Eh sì. Però ci sarebbe un trucco… forse però non dovrei dirlo, ma…

Un trucco?? Ci dica, ci dica!!
In effetti ci vogliono 8 anni per coltivare un glicine nella sua forma ad albero. Ma c’è un modo per ridurre nettamente i tempi. Si prende un giovane glicine alto circa 2 metri, con tanti rami. Si mette un tubo di metallo intorno al ramo più grosso che farà da tronco: poi si prendono i rami giovani e li si legano insieme a quello. Rami e tronco si saldano, incorporando il tubo, in un unico fusto in 4 anni, ma il glicine ottenuto sembrerà una pianta di 8… Il tronco infatti, a seguito di questa strana “fusione”, diventa tutto contorto, bello come quello di un glicine annoso! Ricordatevi però di tenere il vostro alberello di glicine isolato, lontano da tutto. Se i nuovi rami che la pianta ogni anno crea non incontrano qualcosa a cui legarsi, la loro punta secca e smette di crescere. Ma se invece la punta trova qualcosa, la pianta si allunga fino ad abbracciarla, che sia un sostegno, un tubo o …un’altra pianta. E allora il glicine si “dimentica” di essere un albero e si trasforma di nuovo in un rampicante!

“Fusione di glicine”: diabolico, no? Che dire, a questo punto non resta che provare…. 😉