Dicono che abbia un cocktail di droghe assolutamente segreto, i cui ingredienti sono noti solo a lui, per renderle splendide ed enormi. La leggenda corre alla ricerca di una spiegazione, un motivo: come fanno i fiori delle rose di Barni ad essere così incredibilmente grossi? E quei rosai, così vigorosi e fioriferi? Fiori&Foglie, dopo avere ammirato le rose Barni in tutte le più famose mostre-mercato, ha deciso di andare alla fonte e di chiederlo al diretto interessato, caposaldo di una famiglia di grandi produttori e ibridatori di rose: Pietro Barni, che abbiamo incontrato a “Vestire il Paesaggio“, il convegno internazionale tenutosi di recente a Pistoia. Ecco cosa ci ha rivelato…
Proprio così. Basta andare ad una qualsiasi delle manifestazioni che mandano in visibilio gli appassionati di piante e fiori come l’Orticola di Milano o “la Tre giorni per il giardino” di Masino, perché balzi all’occhio la differenza. Tra tutti gli espositori di rose, è lo stand di Barni, creatore di rose meravigliose, a stupire per la dimensione delle sue rose. Corolle che spesso superano di molto il diametro usuale. E il mistero si infittisce ogni anno che passa e nella mente di tutti si riforma per l’ennesima volta, l’eterna domanda: MA COME FA? Finalmente incontrando Pietro Barni (detto Piero) al convegno pistoiese “Vestire il paesaggio”, abbiamo potuto girargli la questione: ecco cosa ci ha detto…
Lo ammetta, non neghi, tanto non serve: noi di Fiori&Foglie sappiamo che ha una pozione segreta per le sue rose!
Ma no, ma cosa dice… (ma gli spunta un sorriso…)
E’ inutile, si vede: le sue rose sono troppo grosse, ci riveli gli ingredienti misteriosi, la prego!
Ma no che non c’è una pozione: è tutta questione di… terra.
Terra?? In che senso, ci racconti: sono anni che ci chiediamo come ci riesce…
Beh, è semplice. Io coltivo le mie rose nel Grossetano. E la zona non è casuale. Devo a mio nonno questa felicissima intuizione. A quei tempi i terreni non costavano molto. Quando decise di comprare lì, gli chiesero quali volesse. Lui si informò sui millimetri di pioggia che scendevano all’anno e scelse la zona meno piovosa di tutte, la più secca. Terra buona e tanta aria ma al riparo dai venti freddi. Di fatto la conformazione di quella zona assomma una serie di vantaggi nella coltivazione, in particolare quella delle rose, estremamente rari da trovare in altre aree dell’Italia. Niente cocktail dunque, ma una natura molto favorevole, quella sì!
Piero, ce lo dica: se è tutta una questione geografica, abbiamo qualche speranza di avere rose come le sue a Milano?
In effetti non è facile. Ma ho parecchi clienti a Milano a cui le rose danno soddisfazione. Certo, bisogna disporre di spazio, per garantire loro un sano sviluppo e molta circolazione d’aria, per evitare le malattie.
Ma molti milanesi di spazio non è che ne abbiano tanto…
E’ vero, per questo Rose Barni ha creato una serie di varietà studiate appositamente per crescere in vaso. Perché il modo migliore per non andare incontro a delusioni con le rose, è scegliere la varietà giusta al posto giusto, non solo innamorarsi del colore o del fiore. E’ questo, alla fine, il vero segreto!
A questo punto abbiamo chiesto a Beatrice Barni quali sono le varietà proposte per un contesto così difficile come la vita in vaso su un terrazzo o un balcone di città. Lei ci ha indicato, oltre alle classiche rose a grandi fiori e a mazzi, le rose rampicanti della serie “Treillage“, che mantengono un’altezza piuttosto contenuta e, per spazi ancora più ristretti come succede nei balconi, le varietà “lillipuziane”, alte al massimo 40cm, consigliandoci di piantare le nostre rose in un miscuglio di terra, torba e stallatico, per rendere il substrato ricco e capace di trattenere l’umidità (il terriccio universale da solo sarebbe troppo leggero) e vasi alti almeno 35-40 cm, per poter far crescere l’apparato radicale della rosa, che tende a scendere in profondità. A questo punto non rimane che sfogliare il catalogo delle Rose Barni e… provare!