Montagne bergamasche: fare escursioni, andar per funghi, raccogliere mirtilli. Sono queste le cose che ci vengono in mente quando pensiamo ai verdi monti di quelle parti. Difficilmente invece li abbiniamo mentalmente alle orchidee. E invece potrebbe essere questo uno dei panorami più interessanti per chi li frequenta e sente il fascino speciale delle orchidee selvatiche, che crescono in ridotte aree del nostro pianeta.
Negli ultimi 3 anni, più di 10mila esemplari di orchidee di 14 diverse specie sono state piantate nel Parco delle Orobie bergamasche: sono i risultati del progetto Orchis, presentato al pubblico pochi giorni fa a Bergamo Alta nell’ambito delle iniziative del Centro Diocesano per la Pastorale Sociale.
L’obiettivo di Orchis, portato avanti dal Parco delle Orobie bergamasche in collaborazione con il Centro Flora Autoctona della Regione Lombardia, è semplice: aiutare le orchidee a riprodursi. Si tratta infatti di piante minacciate il cui habitat, tipicamente quello dei pascoli montani, si contrae sempre più a causa del progressivo abbandono delle attività agricole e pastorali. Queste specie in genere sono di dimensioni ridotte, poco visibili se non da vicino (osservate nel dettaglio, si rivelano miniature vegetali straordinarie) e sparse nei campi, capaci quindi di attirare pochi insetti impollinatori producendo tra l’altro nei semi una scarsa variabilità genetica che limita ulteriormente la loro già scarna diffusione.
A fianco al ripopolamento, l’idea è quella poi di avvicinare la gente comune alla conoscenza di questi importanti fiori, che occupano una nicchia ecologica esclusiva nell’habitat montano e ne aumentano la bellezza. A questo fine sono state create vicino a 12 rifugi gestiti dal CAI aiuole dedicate alle orchidee autoctone, dove sono stati piantati diversi esemplari di varie specie, liberamente visitabili dagli escursionisti, accompagnate da piante “compagne” che condividono lo stesso habitat.
E’ stata inoltre creata una banca dei semi, particolarmente piccoli e quindi difficili da raccogliere e dalla complessa germinazione, in modo da preservare il corredo genetico in caso alcune specie si estinguano in natura.