Venduti più fiori per i defunti che per l’amore. Chi non è partito per fare il ponte di Ognissanti, si recherà a visitare i propri cari defunti: circa l’80% degli italiani, secondo l’Osservatorio di Milano. “Il culto dei morti resta invariato nel tempo – ha dichiarato il presidente Milano Massimo Todisco – l’unica differenza è che nelle città del nord le visite sono diluite durantre l’anno, in quelle del centro sud si concentrano nei giorni canonici”. Ma c’è anche l’aspetto profano della ricorrenza dei morti, il business dei crisantemi: più costosi a Milano, 4 o 5 euro l’uno, molto meno a Catania, 2 o 3 a fiore, a Roma siamo intorno a 3 o 4 euro. Il mercato abusivo interessa più il sud, e rappresenta un fatturato di 50 milioni. Un mercato a cui molti si affidano poiché i crisantemi costano il 20-30% in meno.
La Coldiretti stima che gli italiani spenderanno circa 400 milioni in fiori quest’anno: il 2 novembre dunque supera San Valentino per spesa in piante delle famiglie. ”Se per la festa degli innamorati ha vinto su tutti la rosa, in questa occasione il crisantemo – sottolinea l’associazione agricola – è il dono più scelto: la preferenza quest’anno è per i colori bianco e giallo ed a seguire il rosa ed il verde. La varietà più acquistata è Anastasia ed i prezzi sono in leggero aumento rispetto allo scorso anno anche per il gran caldo che ha tardato molto la fioritura.” La scelta è ampia tra steli recisi e in vaso con diverse forme (pon pon, a dalia, a fiore grande, ad anemone, a margherita e spider) con uno o più fiori per stelo e nei diversi colori. I prezzi variano invece da 1,5 a 7 euro e possono arrivare, per le piante in vaso, ai 15 euro. Altri fiori richiesti sono gigli, rose, gerbere e garofani. Ogni anno in Italia si producono più di 600 milioni di steli di crisantemi e circa 10 milioni di vasi: le regioni di maggior produzione sono la Liguria, la Campania, le Marche, il Lazio, la Toscana , la Puglia e la Sicilia.
Per evitare di cadere nelle trappole del mercato, consiglia la Coldiretti, è meglio “non ridursi all’ultimo momento per gli acquisti, evitare venditori improvvisati per non alimentare l’illegalita, preferire l’acquisto, se possibile, direttamente dai produttori”. La produzione del crisantemo è sicuramente una delle tecniche più complesse del florovivaismo italiano, basti pensare al fatto che occorre “programmare” la fioritura, dosando le ore di buio e di luce con la copertura delle piante in funzione del momento in cui i fiori verranno messi in commercio.
NON SOLO PER I MORTI
Il crisantemo o fiore d’oro (dal greco chrysòs (oro) e ànthemon (fiore)) viene coltivato in Cina ben cinque secoli prima di Cristo. In Europa, i primi crisantemi furono diffusi alla fine del 1700, prima in Francia, poi in Italia, e in Inghilterra. In principio era una vera rarità esotica, ma col tempo se ne diffuse la coltivazione casalinga. Se in Italia il crisantemo ci ricorda soprattutto il giorno dei defunti, in Giappone – conclude la Coldiretti – è fiore nazionale, emblema araldico della famiglia imperiale e il principale ornamento floreale utilizzato per la celebrazione delle nozze, mentre in molti Paesi è il simbolo della vita, della forza d’animo e della pace. Il crisantemo è anche conosciuto per le proprietà terapeutiche e il suo aroma in cucina. I ricettari europei dei secoli scorsi lo ponevano ad un posto d’onore. In particolare il Chrysanthemum vulgare, noto anche come Tanaceto o Erba amara, godeva di grande considerazione. Il suo particolare aroma era sfruttato per frittate, pasticci di carne, per il pesce, e crudo nelle insalate. Il tanaceto è ricco di proprietà salutari, fra cui quella di sollecitare l’attività della mucosa gastrica.