I fiori per i morti? Soldi sprecati. Al massimo uno per tomba. Questa la provocazione lanciata su Facebook (tempi moderni anche per la Chiesa) da Monsignor Paolo Razzauti, vicario episcopale della Diocesi di Livorno e parroco del duomo. I cimiteri che strabordano di composizioni floreali per commemorare il 2 novembre, giorno dei defunti, proprio non piacciono al religioso. Molto meglio usare quei soldi per la beneficenza, reclama. Mhmmm, voi cosa ne pensate?
Certo, l’affermazione ha senso, ma chissà perché, rendere i nostri cimiteri ancora più brutti non mi sembra un gesto di rispetto nei confronti di chi non c’è più… Anzi.
Non so, guardo ai cimiteri all’estero. Non solo il giorno dei defunti, ma tutti i giorni dell’anno i loro cimiteri, per esempio quelli inglesi, mi sembrano sempre molto più belli dei nostri. Perché? I cimiteri oltremanica spesso sembrano giardini, non luoghi di dolore.
Le tombe spesso sono circondate da prati verdissimi, in quelli vecchi, vicino alle lapidi crescono antiche rose di tutti i colori (sapete che ci sono persino due signore inglesi che le hanno catalogate e riprodotte? Hanno un sito con le loro stupende foto famoso in tutta la Rete: www.justourpictures.com) grandi alberi, monumenti vegetali alla memoria e al tempo che passa. I nostri cimiteri invece spesso sono pietra, sassi e lapidi scultoree, testimoni muti di pena e dolore e non di pace e sereno ricordo. Non so, forse in parte capisco Don Paolo, ma mi spingerei oltre.
Più che lumini, plastica e corolle sfiorite, nei nostri cimiteri pianterei fiori e piante vicino alle tombe: un modo per fare pace con quel momento ingiusto che ci ha portato via un nostro caro e dargli un essere vivente che vigilerà con grazia sul suo eterno ricordo. Un essere che mostrerà con le sue foglie, le sue gemme, i suoi fiori e i suoi rami, il trascorrere delle stagioni: e che, nel momento della sofferenza, ci ricorderà il ritorno della primavera. Sempre.