La guerra dei giacinti d’acqua

Il fiore è blu-viola con macchie gialle, un vero gioiello. Galleggia placida mettendo in mostra le sue foglie lucide e carnose di un bel verde smeraldo dalla forma lobata: questa pianta, se la guardate da vicino, sembra creata da un designer. Tanto bella che tutti quelli che hanno un laghetto, uno stagno o anche solo un acquario, prima o poi, hanno provato a coltivarla. Ma la sua bellezza tropicale nasconde un’anima tenace e agguerrita.

Ne sanno qualcosa in America dove, per debellarla, si sono investiti milioni di dollari. Inserita tra le 100 specie più invasive al mondo, il giacinto acquatico (Eichhornia crassiceps) sta creando fortissimi mal di pancia anche nel Belpaese, forse scappato proprio da acquari, laghetti e giardini. Avvistato in Toscana, da qualche tempo sta conquistando terreno in Sardegna, nella provincia di Oristano, dove è in corso una lotta all’ultima radice per debellare la corposa invasione vegetale.

Il terreno di conquista in ballo è il corso d’acqua vicino ai comuni di Riola Sardo, Zeddiani, Nurachi, Baratili San Pietro, Tramatza e Cabras. Uno straripante solido tappeto verde ricopre per chilometri la superficie dell’acqua: barche che si incagliano, pesci che muoiono. Quella che in pochi esemplari è una benedizione come attiva purificatrice dell’acqua, si trasforma in un baleno in una minaccia. Unico nemico? Il gelo. Ma in Sardegna quel freddo non esiste… Ed è guerra: barche appositamente attrezzate, forconi e stivaloni fino alla cinta per sradicare una marea verde che raddoppia la sua massa nel giro di tre settimane, che si riproduce creando giovani piantine ma anche centinaia di semi, che non prende malattie e ha pochissimi nemici naturali…

La guerra (o solo la battaglia?) sembra vinta, almeno per ora: il fiume è stato ripulito con grande energia. E naturalmente divieto assoluto di coltivarlo in acquari e laghetti. Ma non tutto il male vien per nuocere. Nei giorni scorsi l’assessore provinciale all’ambiente Emanuele Cera ha sottoscritto un accordo che prevede il riutilizzo del giacinto invasore come ammendante naturale in agricoltura. Risultato? 250 tonnellate di giacinti d’acqua diventeranno fertilizzante, perfetti grazie all’elevato contenuto di azoto, e saranno distribuite gratuitamente alle attività produttive della zona. Insomma, da danno, il caro giacinto si è trasformato in vantaggio… 😀