Un mazzo di peperoncini per dire addio a Scalfaro

Un mazzo di lucidi peperoncini rossi. E’ l’unico ornamento della bara di Oscar Luigi Scalfaro. Il feretro, di legno chiaro, è poggiato a terra, su un tappeto, al centro della chiesetta di S.Egidio. Tutto intorno niente bandiere o fiori, ma solo le corone inviate dalle più alte istituzioni della Repubblica (il Quirinale, il ministero dell’Interno, la Corte costituzionale, tra le altre). Come mai questa scelta curiosa?

A lato della bara, a fianco di una panca sulla quale a tratti si siede a riposare, la figlia del presidente emerito, Marianna, riceve il saluto di vertici istituzionali e leader di partito ma anche di persone comuni, che dalle 10,30 di questa mattina sfilano silenziose davanti alla chiesetta nel cuore di Trastevere, a Roma. Fuori la chiesa della Beata Vergine del Carmelo, in piazza Sant’Egidio, continua ad assieparsi la folla di persone in attesa di rendere omaggio alla salma. “Un uomo di grande cultura”, dice il signor Agostino, “con un rispetto assoluto per le regole del testo costituzionale e del Vangelo”. Per il signor Agostino, a questa severità, che pretendeva anche in chi gli stava vicino, è dovuta la scelta del peperoncino, che “ha un carattere forte e deciso come il suo”.

La ragione di una scelta tanto singolare, in realtà, sembra essere diversa, secondo quello che spiega una giovane ragazza in lacrime “amica sua e di tutta la sua famiglia”. Scalfaro “amava tanto mangiare piccante e del peperoncino amava sia il sapore che l’aspetto, con quel colore deciso, verde e rosso, che in qualche modo rimandava alla bandiera italiana“.