Quando pensiamo alla Sardegna, ci vengono in mente spiagge da sogno, mare cristallino e vacanze di lusso con tutti i confort. Ma la crisi, nell’isola, ha colpito pesantemente, racconta Adnkronos, anche in tema di vacanze locali, ovvero quelle dei sardi stessi. L’effetto del caro carburanti, la crisi, la paura di spendere ha indotto le famiglie a rispolverare le ferie nelle seconde case, dicendo addio a costosi viaggi estivi. E’ una tradizione nata nel dopoguerra, dove ci si trascorrevano anche tre mesi di seguito da giugno a settembre. Incoraggiati magari dalla presenza di orto e pollaio, che aiutano a limitare le spese e a mangiar sano, sono in tanti ad aver deciso di mettere al bando bar, supermarket e lidi, scegliendo per questa estate 2012 una vacanza ‘autarchica’ alla vecchia maniera.
La ‘spesa’ è più conveniente farla nei discount e le botteghe servono solo per le ‘urgenze’. “Sì è vero, si rispolverano le abitudini che avevamo da bambini – dice Antonino Casu, operaio 50enne, che ha ereditato casa al mare dai genitori – in stile vacanze anni ’60, ma in un periodo di crisi come questo non c’e’ da vergognarsi di pensare al risparmio per godersi il mare. Non ho neppure vergogna a dire che nel giardino di casa ho messo l’orto, e ho zucchine, prezzemolo, peperoni, pomodori. Tutte cose che evitiamo di dover acquistare al supermarket”.
Ma c’è chi addirittura, rispolverando la vecchia usanza di quando i frigoriferi non c’erano, si porta al mare le galline e i conigli: “Di cosa mi devo vergognare – dice con un sorriso Giuseppe Pinna, casa a San Vero Milis, nell’Oristanese – del resto abbiamo uova e carne fresca. L’unico inconveniente? Le volpi, solite predatrici del pollaio”. E alla bottega si compra solo il necessario: pane fresco e qualche bevanda, l’acqua da bere la si porta da casa, con i bidoni.